Come si scopre e si combatte il “ virus” dello stress
Fino a ieri ero solito dire che “l’ansia si succhia con il latte materno”.
Era ovviamente una metafora, un’immagine simbolica che usavo per guidare una persona alla conoscenza delle radici della propria ansia.
Ed era una deduzione basata sulla mia esperienza.
Ma volevo dire che ciò si acquisisce senza consapevolezza non lo si può conoscere senza un intervento riparatore successivo.
Ciò che non conosci non puoi modificare.
Usavo quella metafora anche per spiegare quanto dovesse impegnarsi una persona ansiosa, per correggere questo tratto caratteriale in età adulta, dal momento che era stato acquisito in modo automatico e inconscio fin dalla primissima infanzia.
Oggi leggo di una ricerca fatta da Jaideep Bains dell’università di Calgary e pubblicata da Nature Neuroscienze.
Secondo questa ricerca lo stress verrebbe trasmesso a livello chimico, da un feromone che si troverebbe nella zona genitale anale e che si espanderebbe nell’ambiente, come un qualunque altro effluvio, più o meno allo stesso modo di un virus.
Da qua si fermerebbe nel cervello, quasi come un timbro.
Dunque, chiunque si trovasse a stretto contatto con una persona stressata introietterebbe la modalità che porta allo stress senza accorggersene!!!
Questi ricercatori sono arrivati alla stessa conclusione che io riconoscevo per l’ansia. E l’ansia è alla base dello stress negativo.
La ricerca è stata fatta solo sui topi ma ci si può ragionare anche immaginando che sia applicabile al comportamento di un essere umano.
Che cos’è lo stress
Lo stress è un peso eccessivo con cui si carica il cervello, un peso fatto dalla “necessità impellente di dovere” eseguire una serie di compiti di cui si ha chiaro il tempo d’inizio (subito) ma non si capiscono bene né il perché, né i tempi successivi.
Una necessità impellente non ammette alternative: chiede di essere immediatamente soddisfatta.
Come la fame del neonato.
Il modo ansioso di eseguire i compiti assegnati, o autoassegnati, è una specie d’inversione di ruolo: la persona ubbidisce all’idea in modo automatico e inconscio, con la modalità della madre interiorizzata, la mamma che sente piangere la figlia o il figlio neonati e immagina subito di non aver dato loro da mangiare.
Quindi di essere in colpa o di arrivare ad esserci nel caso non facesse subito il suo dovere.
Naturalmente, c’è anche un modo non ansioso di rispondere a quella richiesta impellente. Un modo che intanto accerta tranquillamente di che cosa si tratta. Può essere davvero fame, ma anche voglia di protezione, voglia di contatto, di rassicurazione o semplice gonfiore di pancia o qualunque altra cosa.
Il fatto che la mamma corra subito e sempre a dare il seno, o il suo sostituto, impedisce al neonato di affrontare quel minimo di stress che serve per abituarsi a gestire e superare gli ostacoli.
E’ nocivo: passa il messaggio che una richiesta deve essere subito soddisfatta. Passa il messaggio di essere onnipotenti. Passa infine il messaggio che se non si fa così accadrà qualcosa di spiacevole.
Dunque riassumiamo.
Lo stress è il risultato di un carico di gesti compiuti con ansia.
Quell’ansia deriva dalla previsione che succederà qualcosa di negativo se non si soddisfa la necessità di una persona importante.
Il ripetersi esagerato di questo comportamento crea e aggrava lo stato di stress.
Come uscirne?
“Ci si mette una pezza” con tecniche di rilassamento di vario tipo: dal biofeedbach, allo yoga, all’autoipnosi; dalla meditazione alla respirazione bioenergetica, fino ai vari esercizi di visualizzazione, eccetera.
Tutti ugualmente efficaci, se fatti secondo le proprie capacità e con grande costanza, in modo da ricondizionarsi rispetto all’abitudine sbagliata.
La differenza sta nel fatto che alcune tecniche vengono applicate in seguito ad una psicodiagnosi e mirate alla persona e alla situazione, mentre altre sono gestibili da non psicologi, quindi senza una diagnosi specialistica che stabilisca che cosa è più utile.
Se invece di un intervento parziale, centrato sul solo sintomo, si vuole risolvere il problema alle radici, la soluzione consigliata è una psicoterapia psicoanalitica o un percorso di psicoanalisi.
Entrambe hanno come obiettivo la conoscenza profonda della nascita di quella modalità ansiogena che spinge ad agire senza dare tempo alla persona di ragionare. Mentre sarebbe molto utile comprendere e scegliere con calma ciò che fa bene alla propria salute.
Comprendere vuol dire riportare alla coscienza i ricordi nascosti (rimossi) e rivederli con gli occhi dell’adulto. Questo permette di fare una scelta pensata e soppesata, prima e invece di eseguire compulsivamente tutto ciò che l’inconscio esige che venga risolto.