Quando può dirsi terminata la psicoterapia (o la psicoanalisi)?

Consideriamo le due grandi scuole di pscoterapia: prima la psicoterapia di tipo psicoanalitico, o la psicoanalisi, poi quelle di tipo cognitivo comportamentale.

Il temine della psicoterapia di tipo psicoanalitico (e della psicoanalisi) è stabilito quando il paziente ha raggiunto il suo migliore equilibrio in relazione a quello di partenza.

Teoricamente si dovrebbe dire “quando una persona ha raggiunto l’equilibrio”.Ma sappiamo che la perfezione non è una caratteristica dell’essere umano, dunque dobbiamo ottenere il meglio, avendo come metro di paragone il disequilibrio verificato al momento della psicodiagnosi.

La prima complicazione sta nella percezione del paziente, che molto difficilmente riesce ad essere obiettivo sulle proprie condizioni psichiche.
Infatti la persona viene in psicoterapia perché in quel momento della sua vita non dispone di un buon equilibrio e questo gli fa vedere le situazionii confuse.
Non sa distinguere bene tra fantasia e realtà, tra passato e presente, tra un ruolo naturale (per esempio genitore) ed uno sostitutivo o simbolico (per esempio insegnante, analista, eccetera)

Difficilmente lo ammette ma lo rivela in diversi altri modi, automatici e  inconsci, sia fisici che psichici. Potrebbe negare, ma non può nascondere la sua sofferenza.

In pratica, la persona ottiene la possibilità di essere obiettiva nel valutare il proprio equilibrio, solo mentre si avvicina allo stesso equilibrio che aveva prima che sorgessero i suoi conflitti.
Cioè, man mano che si avvicina al termine della psicoterapia/psicoanalisi porta alla sua coscienza il suo vero stato psichico.
Quando inizia porta con sè il confdlitto tra fiducia cosciente e sfiducia inconscia o preconscia. La prima è seempre dichiarata con convinzione, la seconda è negata.
La prima appartiene al desiderio cosciente di star bene, la seconda si riferisce alle sofferenze subite negli anni della formazione della personalità, e alla distorsione caratteriale  conseguente.
Se lo psicoterapeuta è di scuola psicoanalitica, sa che il primo passo è proprio quello di ottenere una maggior fiducia dal pazielte, attraverso il transfert e le altre tecniche proprie della psicoanalisi.
E ha come suo obiettivo finale quello che ho scritto all’inizio: attraverso i vari passaggi di regressione e di ritorno alla realtà, trovare l’euilibrio più vicino possibile a quello che il paziente aveva prima di subire le distorsioni dell’ambiente.

Se la psicoterapia è di tipo comportamentale, o cognitivo comportamentale, mira semplicemente a tamponare l’influenza del sintomo, tralasciando l’importanza dell’inconscio.
In questo caso la psicoterapia si dice terminata quando il paziente ritiene che il sintomo sia scomparso o comunque ridotto al minimo.

Il confronto tra un metodo e l’altro lo trovate nella pagina di questo sito “breve sintewsi di quando si usano le varie forme di psicoterapia” .