Ribellione e libertà

Ribellione e libertà
“e pensare che io non vedevo l’ora di togliermi di dosso mia mamma”

Non credo che vedesse solo quel momento, quella che vedeva era solo la sua parte consapevole. Nell’ombra dell’inconscio c’era e c’è un conflitto.
Il conflitto parte dal primo legame che ha stabilito con sua mamma. In quel periodo lei ha avuto il massimo della soddisfazione nell’essere nutrita e protetta. Solo quando la protezione ha cominciato a diventare possesso è iniziato il conflitto. Quando sua mamma ha avuto bisogno di essere completata da lei, di rivivere la propria vita attraverso di lei, identificandosi in lei, solo allora lei ha iniziato a provare fastidio. In quel momento però non poteva capire, né quella specie d’inversione di ruolo, né le conseguenze sulla sua formazione. Sua mamma le impediva, involontariamente, di passare alla fase successiva della crescita, di arrivare alla prova generale della sua sessualità: a suo babbo o ad un suo sostituto.
E’ questo il passaggio che porta alla libertà.
Ma in quel secondo momento non se ne accorgeva certamente, perché le prime difese sono inconsce. Ci sono voluti diversi anni prima che avesse il sentore di trovarsi in gabbia, anche se non ne aveva ancora coscienza.
C’è poi voluta l’analisi perché se ne rendesse conto più chiaramente: e da quel momento ha cercato di uscirne.
Ora vuole accelerare e ancora non sa perché non riesce.
Il conflitto è dato dal materiale emotivo che c’è nella sua memoria inconscia. Le emozioni abitano la psiche molto più che i pensieri. Mentre lei pensa di ribellarsi e conquistare così la libertà di cui ha diritto, nel suo inconscio c’è il ricordo dei momenti in cui la mamma le dava sicurezza, prima ancora del ricordo della sua dolcezza, di quel corpo caldo che la teneva in braccio. Da un lato c’è la gioia di essere con la mamma, ma dall’altra la rabbia di vedere che la stessa le stava succhiando una gran parte di vita. Mentre del passo successivo non ricorda nulla semplicemente perché non l’ha veramente vissuto. La prova generale della sessualità non c’è stata, è rimasta in gabbia con lei e con sua mamma.
Ora è arrabbiata ma la rabbia è un collante più potente ancora dell’amore: mentre si ribella lei gira dentro la sua gabbia e non guarda nemmeno da dove si possa uscire.
Oggi il conflitto non l’ha superato, l’ha solo spostato su suo marito. Lo vuole vicino a sé, vuole che rappresenti il suo punto di riferimento e allo stesso tempo non lo sopporta, gli trova un sacco di difetti per allontanarlo. E se si allontana lo rivuole. Il vostro attuale rapporto sembra tenuto insieme da un elastico, simile a quello che ha avuto con sua mamma e in parte con suo babbo. Con l’aggravante che adesso avete dei figli e lei non è più leggera come da ragazza.
La libertà, vede, è tutt’altra cosa.
Intanto nasce da una mamma non possessiva e trova nel padre un alleato sicuro. E’ sua mamma che doveva accompagnarla a suo papà o alla sua sessualità. E’ suo papà, o qualunque altra figura sostitutiva, che doveva accoglierla e aiutarla a trovare la sua sessualità.
Entrambi i genitori devono capire che il loro compito è quello di educare rispettando la personalità di base dei figli.
Se questo non succede i figli restano ingabbiati e devono riconquistare la libertà, almeno in parte, da adulti.  Come? interiorizzando modelli genitoriali diversi e più giusti.
Modelli positivi, da cui imparare ad avere fiducia.
Nonostante le esperienze precedenti negative, quelle fatte in famiglia e quelle ripetute in seguito  a causa della nevrosi, è la voglia, ripeto la voglia, di avere fiducia in modelli più positivi che restituisce alla persona la libertà.

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