Fake news: le calunnie e le false promesse
In questi giorni si parla tanto di fake news, cioè di false notizie, ovvero di calunnie. Non so se venga usato il termine inglese perché quello italiano è storicamente condannato. Il calunniatore è socialmente bollato come persona indegna e pericolosa. Se in un gruppo c’è un calunniatore viene emarginato perché non si sa mai chi colpisce. In termini sociali è un vigliacco, uno che colpisce alle spalle e “al buio”. L’ultima persona di cui fidarsi.
In termini psicoanalitici è una persona avvelenata, una persona che ha ricevuto una dose eccessiva di torti e di gesti aggressivi nel periodo della formazione della personalità. Una persona che ha interiorizzato, in modo inconscio, una serie di figure, di esempi, di messaggi pieni di pericoli, di cattiveria, di dolore.
Nella maggior parte dei casi l’ambiente familiare non si accorge di quanti elementi negativi trasmette direttamente o permette che vengano trasmessi tramite altri. E’ un processo inconscio, quasi sempre e quasi totalmente.
Spesso i familiari sono a loro volta vittime delle stesse psicopatologie che poi trasmettono a figli e nipoti.
In ogni caso il veleno interiorizzato è fatto di parole, di gesti, di emozioni che restano vive nell’inconscio e tentano continuamente di avere uno sbocco, una vera e propria scarica.
E’ così che si crea quel meccanismo di difesa che si chiama proiezione e che consiste nel gettare sugli altri i veleni che consumano la propria psiche.
Fake news è una calunnia che utilizza i mezzi di comunicazione moderni, i social, ma le radici sono esattamente le stesse: sputare il veleno in eccesso su qualcuno che sia adatto a riceverlo.
In questi giorni ho sentito diversi giornalisti, anche molto noti, confondere la calunnia con la falsa promessa. Ho sentito dire che le fake news sono quelle che raccontano sempre i politici per ottenere voti. Che confusione.
La calunnia si riferisce al passato, la promessa al futuro. Dire che tizio ha fatto qualcosa di vergognoso, quando non è vero, significa bollare una persona ingiustamente, a volte rovinarle la vita, o la carriera, o farla espellere da un gruppo. La legge di qualunque paese lo punisce, giustamente.
Fare false promesse per ottenere voti non è certamente bello, tutt’altro, ma vorrei che ci ragionassimo meglio. Le false promesse sono molto più diffuse di quanto non pensiamo. Sfruttano il bisogno delle persone di avere di più, sempre di più fino alla perfezione. Ma non è un obbligo crederci. Le religioni promettono i paradisi dopo la morte, o le reincarnazioni. I politici promettono posti di lavoro o benessere, o la liberazione dai pericoli o qualunque altra cosa serva per illudere e ottenere consensi. Le aziende promettono prodotti sempre più perfetti a prezzi migliori e garantiti oltre il vero. E non parliamo del campo delle scommesse e dei giochi a estrazione, dove le illusioni sono promesse autoalimentate anche quando portano alla rovina. Insomma spesso siamo al confine con la truffa ma ogni persona può scegliere se crederci o no.
L’illusione riguarda il futuro di chi ci crede e il presente di chi chiede fiducia. Alla fine anche la promessa di amarsi per tutta la vita potrebbe rientrare in questo campo. Chi la fa ci crede in quel momento, non sa per quanto tempo potrà mantenerla ma la fa lo stesso e chiede di essere creduto.
La calunnia invece è consegnata al pubblico, o ad una persona perché la dia al pubblico, come discorso o comportamento già avvenuto. Può essere respinta in quanto modalità scorretta, ma non discussa nel contenuto dal momento che chi la riceve non è a conoscenza della verità.
E poco importa se i mezzi tecnologici rendono la calunnia più interessante aggiungendo foto, filmati, possibilità di spaziare in tutto il mondo, e la chiamano con un nome nuovo: fake news. Sarà tanto più figo ma sempre calunnia è.