Quale Dio esiste per questa umanità?

Un tempo avevo un dubbio, uno solo, e riguardava l’esistenza di Dio.
Ero triste perché non riuscivo a risolverlo.
Ho ribaltato la mia vita.
Oggi ho mille dubbi e sono contento di poterci convivere.

Se la mattina mi alzo con un bel dubbio mi sento attivo: so di avere un obiettivo, so che mi aspetta una sfida interessante.
Ovviamente prima la risolvo e meglio è.

L’ultimo pensiero che ho avuto ieri sera riguardava la materia oscura di cui avevo appena visto un documentario; non la sua esistenza, ormai assodata, ma la sua quantità, la sua consistenza e la sua stessa nascita.
La materia oscura dell’universo, posta in termini psicoanalitici, sembra corrispondere all’inconscio umano descritto da Freud.
Parrà strano, ma anche le proporzioni sono molto simili.

Stando agli studi conosciuti, infatti, quella che hanno scoperto finora i fisici occuperebbe l’85% dell’universo, così come l’inconscio ipotizzato dalla psicoanalisi dovrebbe corrispondere all’80% circa della memoria di un adulto.
L’inconscio è un prezioso bacino in cui abbiamo riposto costantemente le emozioni che non abbiamo potuto vivere o gestire in un determinato momento.
Se ogni tanto andiamo a controllare che cosa c’è e come si muove, ci fornisce un grande aiuto nella vita.
Per esempio.
Se sto conducendo un gruppo di qualunque dimensione e chiedo ai presenti di muoversi chiudendo gli occhi, ho la certezza che l’80/90% di loro si muoverà in senso centripeto e si ritroverà più o meno abbracciata al centro della stanza.
Potremmo chiamarlo “effetto attaccamento”.
Allo stesso modo, se chiedo ai partecipanti di un gruppo di votare per eleggere il protagonista di una scena, sono ornai sicuro che uno su dieci, e raramente due, voterà in modo originale. Gli altri seguiranno il primo che ha parlato.
Potremmo chiamarlo “effetto dipendenza”.
Attaccamento e dipendenza hanno la stessa matrice, cioè la stessa madre.
Una mamma che le persone si portano dentro per tutta la vita, trasformandola in mille simboli differenti.
L’attaccamento che ha permesso i primi passi e la dipendenza che ha stabilito il tipo di fiducia possono rimanere come capisaldi della vita adulta, oppure trasformarsi in pesanti e deleterie zavorre: nell’angoscia di essere abbandonati o nell’impulso di abbandonare per prevenire l’abbandono, solo per citarne due.
E’ necessario tenere sotto controllo l’inconscio, usando la ricerca per ipotesi.
Se hai l’impulso di abbandonare una persona che hai amato, chiediti quali ragioni reali di scontento ci sono,  ma non fermarti: ipotizza che ce ne siano altre che in quel momento non sono alla tua coscienza.
Fai delle ipotesi partendo dalla storia della tua vita e da che cosa ti è mancato.
Magari facendoti aiutare.
Non serve cercare di rigettare l’angoscia senza sapere perché ti ha invaso, non serve negarla o non darle peso. Non serve, anzi è dannoso mettere l’attenzione solo sul sintomo che l’ha provocata.
Volendo ricorrere alla saggezza popolare: è inutile nascondere la polvere sotto i tappeti, anche se la stanza sembrerà pulita, quella prima o poi restituirà batteri indesiderati.

Tornando dunque alla domanda iniziale, quale dio per questa umanità, vorrei dire che il dubbio mi piace perché me ne porta tanti altri e mi dà il piacere di trovare le soluzioni più adatte per quel dato momento.
E’ un po’come la materia oscura dell’universo o come l’inconscio umano: un motivo di ricerca.
E poiché è chiaro e dimostrato che ogni persona fa l’uso che vuole del dio che gli ha passato la propria cultura, così mi pare chiaro che un dio universale esiste solo nella teoria che oggi si chiama ecumenica.
Dal punto di vista emotivo, e assolutamente personale, rispetto qualunque credenza finché porta ad azioni positive.
Un dio che mette gli uomini uno contro l’altro non mi piace.
Un dio che serve per vincere alla lotteria non mi sta simpatico, un dio che serve per sconfiggere un avversario non mi piace.
Un dio che viene sbandierato per ottenere e conservare potere non mi piace.
Però mi piace un dio che porti tolleranza e solidarietà tra le persone.
Mi piace un dio della pace.
Accetto un dio tutto personale che riesca a tranquillizzare un disperato.
Mi piace persino un dio che viene usato come strumento per regolare la morale di una società, purché avverta i suoi rappresentanti e seguaci di rispettare il libero volere di ogni persona.
Questa sembra una contraddizione, ma non la è se mettiamo il presupposto che non è libertà quella che procura del male ad altri.
Infine mi appassiona quel dio che porta l’individuo a chiedersi chi è se stesso,  come può vivere e come può essere contento, insieme ad altri e secondo la propria natura.
Ci sarà un giorno in cui potrà esistere un simile dio per questa umanità?
Non credo, ahimè, perché le forze del male sono ancora molto consistenti e le paure umane troppo grandi.
Credo quindi che mi guarderò un altro documentario di fisica e cercherò di condividere i miei nuovi dubbi con persone altrettanto curiose e attive.

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