Gli antichi romani erano tipi decisamente pratici. Assolutamente diversi dai greci, che peraltro ci hanno lasciato un’enorme eredità umanistica, i nostri antichi predecessori badavano molto alla soluzione più pratica e realistica.
Uno dei loro motti era: “Ubi maior minor cessat”.
E’ rimasto famoso fino ai giorni nostri.
Liberamente traducibile con “dove arriva il potere maggiore il minore cessa di esistere”, ci porta ad una riflessione.
Non so se lo sconosciuto autore di quel motto volesse sbeffeggiare o consolare la Grecia, che Roma aveva surclassato dopo aver cercato di rubarle il testimone culturale.
Non so neanche se ci pensasse, ma so che avrebbe potuto scriverlo per questa complicata società.
All’epoca fu la spada dei guerrieri romani contro le tavole dei filosofi greci e vinse la spada, almeno per qualche secolo.
E oggi?
Intanto serve stabilire qual è il nostro “maior”: quel potere così forte, in grado di sedurre o sottomettere i moderni esseri umani, sostituendo di fatto i valori precedenti.
Un potere così forte da invadere i cervelli senza rumore e senza lasciare tracce immediatamente riconoscibili dalle vittime.
Un potere capace di convincere le persone ad accoglierlo, ad applaudirlo persino, rimuovendo o negando la sensazione di restarne prigioniere.
Tremendo!
Se questo potere esistesse davvero sarebbe tremendo.
E se le persone ipnotizzate dal suo fascino fossero tante, o tantissime come quelle che hanno consegnato nel passato il potere a dei pazzi, potremmo stare tranquilli?
In momento buio penso ad una moltitudine di esseri umani che rinunciano con preoccupante facilità alla più importante dote che li dovrebbe caratterizzare: il pensiero, la capacità di ragionare.
Se le cose stessero così, queste persone dovrebbero partire da una condizione molto frustrante e fantasticare un vantaggio inconscio enorme, un “maior” che prospetti vantaggi allucinanti.
Quali?
Un vecchio direbbe che oggi abbiamo tutto, anzi troppo, ma io ne propongo comunque tre: il riconoscimento, il denaro e il sesso.
Tre bisogni primari, tre necessità indispensabili alla prima crescita. Tre degli elementi che non dovrebbero mai mancare.
In caso contrario, di carenza o addirittura di mancanza, inizia una corsa affannosa al recupero, che può durare anche una vita intera.
Ognuno infatti prova a completare il suo essere intuendo che quello sia l’unico modo per vivere bene.
C’è chi ne insegue uno solo, impiegando lì tutte le sue energie; c’è chi lotta per averne due e chi ne vuole tre o di più.
Quasi sempre il successo di una persona dipende dalla scelta del fattore da compensare e da quanta energia vi dedica.
Prendiamo il denaro per esempio. Una maschera più evidente delle altre due perché rappresenta un valore astratto, pur essendo assolutamente materiale.
Il denaro è la maschera che copre il bisogno del valore più grande per un essere umano: il bisogno d’amore.
Quello che nell’infanzia è vitale per sentirsi accuditi e protetti, difesi e guidati dalle due figure indispensabili alla vita. L’amore di mamma e papà resta nell’adulto sotto forma di amore per una persona speciale.
Quello capace di raccogliere le pulsioni più forti e le speranze più sacre.
L’amore è la forza onnipotente che serve per entrare nel mondo.
Il bisogno di quell’amore che spinge il bambino a cercare l’onnipotenza dei genitori in questa società diventa la fame di ricchezza che promette l’onnipotenza all’adulto.
E’ sempre stato così ma in questa società è diventato una vera esasperazione.
E’ qualcosa capace di accecare e bruciare le migliori intenzioni di stabilire buoni rapporti tra persone.
L’elemento più bello bruciato nel modo più bieco.
Poi c’è il riconoscimento. Il bisogno di accorgersi di esistere passa necessariamente dai segnali del mondo circostante.
Se il riconoscimento dell’ambiente familiare è troppo scarso non è possibile che si formi una personalità minimamente equilibrata.
Quel piccolo essere umano crescerà cercando in modo più o meno spasmodico un riconoscimento tardivo, partendo dalle prime amicizie. Cercherà una visibilità e un consenso che provi a soddisfare la sua angoscia di non esistere.
Un riconoscimento che compensi l’antica mancanza è qualcosa di esagerato e doloroso nella vita adulta, ma può essere affascinante per chi vorrebbe riaverlo. Basta che si accontenti di uno specchio luccicante invece che di un viso sincero.
Infine il sesso.
Il mezzo che nell’adulto soddisfa la spinta riproduttiva è un potente bisogno dell’essere umano fin dalla prima infanzia.
Un bisogno ancora oggi misconosciuto nella sua realtà più complessa e più antica.
Rappresenta la componente più censurata dall’ambiente perché tra gli adulti provoca le complicazioni maggiori a livello relazionale.
E’ la pulsione fisicamente più entusiasmante ma anche quella che procura il maggior numero di conflitti nevrotici.
Questi tre elementi sono trainati da un carro alato che può viaggiare senza limiti di tempo di spazio e di mezzi: la fantasia.
Una fantasia che oggi è abbondantemente guidata e imprigionata dai mezzi visivi. Se un tempo bimba e bimbo potevano sognare liberamente qualsiasi scena, oggi sono guidati a sognare una delle migliaia di scene che vengono loro proiettate con musica e colori e giochi di ogni tipo.
Lo spazio alla fantasia libera e personale è più limitato e credo che questo sia un altro fattore di stress. Essere come ti pare non costa tanto, ma essere come uno dei tanti irraggiungibili super personaggi che vengono proposti in continuazione è davvero uno stress.
Forse è per quello che sta diventando così raro trovare una persona super nel mondo dei personaggi reali.
E forse è per questo che diventa sempre più importante essere semplicemente una bella persona. Con la voglia di compensare sì, le mancanze infantili, ma entro i limiti della propria reale personalità naturale.