Bomba Camilla e le altreDal dondolo bianco del suo piccolo giardino Bomba Camilla guardava il fumo che saliva all’improvviso dalla collina all’orizzonte.
Succedeva da anni, a ritmi irregolari ma certi, e lei non si chiedeva nemmeno più perché.
Era decisamente stanca di cercare risposte.Aveva iniziato da piccola, una quarantina d’anni prima, a non capire.
Quando camminava appena, sua nonna la riempiva di complimenti perché era ben nutrita: “la mia bella cicciottella”, le diceva dandole un buffetto e schioccandole un bacione sulla guancia.
Era felice con la nonna.
Era sempre con lei, da sola, perché la mamma andava a lavorare col papà, là sulla collina dove avevano la terra.
Così quando la mamma sparì, lei chiese dov’era andata e la nonna le rispose che non lo sapeva ma che un giorno l’avrebbe ritrovata.
“Perché?” chiese Bomba Camilla, ma la nonna disse che non c’era un perché, che tante volte non c’è un perché e che bisogna solo guardare lontano e continuare ad andare. Poi le diede la sua tazza di biscotti con la cioccolata e il latte e si mise a lavorare a maglia, seduta vicino a lei.Faceva sempre così la nonna quando non aveva più niente da dire.
Bomba Camilla sapeva di non dover insistere e gustava la sua buonissima zuppetta.
Arrivò il tempo della scuola e iniziarono i guai.
Scoprì da quel momento che i bimbi sanno essere cattivi. Furono loro, infatti, ad affibbiarle quel soprannome che poi non era più riuscita a togliersi: “bomba”.
Fu senza motivo, un giorno qualunque, un bimbo senza volto.
La chiamò da lontano mentre giocavano in cortile: “Bomba Camilla”, e tanti risero forte intorno a lei.
Non capiva perché.
Tornò a casa triste e lo raccontò alla nonna.
Ricevette un buffetto e un bacione, come al solito, ma quella volta non riuscì a sorridere. La nonna la consolò ancora preparandole una zuppetta più grande e più buona del solito: “la mia cicciottella bella bella. Non dar retta, ci sono bambini buoni e bambini cattivi, li troverai sempre nella vita ma tu guarda lontano e tira diritto”. E proseguì: “se tu vuoi essere migliore di loro accetti il soprannome che ti hanno dato, anzi lo scrivi maiuscolo come se l’avessi ricevuto il giorno del tuo battesimo. Ti chiamerai con gioia Bomba Camilla”
Così fece, con gioia, perché tutto quello che le dava la nonna lo prendeva con gioia.
Poi successe…
Successe che un giorno una bomba vera sbagliò bersaglio e scoppiò a un passo da casa.
Camilla lo seppe al ritorno da scuola, non molto dopo lo scoppio. Vide le finestre con i vetri rotti, vide la terra sparsa a caso nel giardino e il cane che abbaiava e guaiva. C’erano diversi uomini e donne che si agitavano e la tenevano lontana dalla porta.
Non capiva.
Sentiva un nodo che le strozzava la gola e non sapeva perché.
Si mise a piangere, un pianto profondo come chi vede senza guardare, e pian piano le uscì un urlo, poi un altro e un altro, e il pianto fu valanga che non si fermava più.
Vide gli uomini portare una barella con un lenzuolo bianco. Uscirono da casa e la posarono su un camion.
Non capiva.
La sera si trovò abbracciata a suo padre, nella stanza della nonna.
Era senza la sua zuppetta al cioccolato e sentì quella mancanza come un vuoto infinito.
Ma fu un solo istante, un attimo e subito si accorse del calore nuovo che aveva vicino, una sensazione diversa che stava sentendo per la prima volta.
La nonna le aveva insegnato che ci sono bimbi buoni e bimbi cattivi e oggi aveva capito che ci sono bombe buone e bombe cattive.
Lo sussurrò a quel padre che finalmente l’aveva abbracciata, che le aveva fatto sentire il suo odore e la sua forza.
Lo sentì mormorare: “anche tua mamma è stata colpita da una bomba, è ora che tu lo sappia, devi sapere quanto male possono fare le bombe.”
“Ma io sarò per sempre una bomba buona, io scoppierò solo per dare amore a chi ne ha bisogno e farò sempre di tutto per fermare le bombe cattive, vero papà?”
Lontano, sulla collina, si alzava ancora il fumo, come sempre, mentre Bomba Camilla chiudeva gli occhi tra le braccia del suo nuovo papà e si preparava a sognare un mondo buono, molto ma molto più buono di questo.