Perché alle donne piacciono le canaglie

Il titolo dovrebbe avere un seguito per descrivere quello che piace agli uomini, ma visto che ci sono alcune diversità naturali importanti, che complicano la formazione della personalità, preferisco parlarne a parte. Chiedo pazienza alle persone interessate. Del resto lo stesso andamento dell’articolo vede una prima parte quasi banale ed una seconda presa da evidenze psicoanalitiche di più difficile accettazione.
Tornando alle canaglie, possiamo dire che siano indispensabili per mantenere l’equilibrio umano. In fondo, se non ci fosse il male non ci sarebbe il bene e comunque mancherebbe il confronto.
Ma perché dovrebbe essere vero che alle donne piacciono le canaglie?
La generalizzazione è solo statistica e va presa come tale, non riguarda la singola persona.
Ma c’è una differenza più importante: quella tra coscienza e inconscio.
Se pongo la domanda in modo diretto ottengo più spesso risposte del tipo “io non cerco uomini canaglie, li trovo perché ce ne sono a bizzeffe, sono la stragrande maggioranza e poi sono loro a cercare me”.
Sorvolo sul tentativo di togliersi qualunque responsabilità, dal momento che la risposta positiva ad una scelta ha un valore simile alla scelta stessa.
Invece noto che mi vengono fornite una serie di prove dall’aria inconfutabile sul fatto che i maschi sono canaglie, o farabutti, o imbroglioni, o mammoni, dei grandi egoisti, narcisisti, eccetera. In ogni caso “sbagliati”.
Un vero problema, che giustificherebbe la decisione di vivere da sole, a rigor di logica, e in ogni caso senza maschi.
Ma se si escludono le donne che per natura non sono attratte dagli uomini, per le altre bisogna risolvere un notevole conflitto tra le affermazioni coscienti e la spinta dell’inconscio.
In coscienza l’uomo deve essere protettivo, presente, posato, bello (secondo gusti soggettivi), forte, capace di mantenere una famiglia, almeno per la sua parte.
In alternativa, per chi non punta alla famiglia, l’uomo deve essere: leale, divertente, comunque forte, anche sessualmente, e fedele.
Dall’inconscio però arrivano altri messaggi, arrivano le spinte che vogliono riavere l’amore negato. Punto.
L’inconscio non sente ragioni, ubbidisce alle pulsioni che vanno verso il loro obiettivo naturale.
A maggior ragione se quell’obiettivo è stato proibito.
La proibizione infatti è una forza artificiale, creata ad arte dagli esseri umani per cercare di mantenere un ordine di carattere sociale.
Obiettivo nobile, ma quanto piace al singolo individuo?
La proibizione è una forza che si comporta come una molla compressa: più forti sono le pressioni contro la pulsione naturale più potente diventa la spinta alla ribellione.
Oggi questi concetti sono conosciuti abbastanza, però manca un dettaglio determinante: quel tanto di attenzione che serve a ricordarli al momento opportuno.
Quando l’Io “mediatore” deve scegliere, lo fa cercando di assicurarsi le condizioni migliori per una data condizione: la formazione di una famiglia, la soddisfazione sul lavoro, il piacere puro e semplice di stare con persone piacevoli, oppure il non trascurabile bisogno di mantenere l’equilibrio durante un conflitto psichico che può risalire all’infanzia.
Eccoci alla conclusione.
Tutti, ma proprio tutti, gli esseri umani vivono per il fatto stesso che esistono i conflitti. Si tratta di mantenerli in un certo equilibrio, accettando che in noi ci siano le pulsioni ad agire secondo natura e quelle che ci chiedono di ubbidire alle norme dettate dalla società.
Bisogna che le spinte alla ribellione siano sempre vive e che possano essere espresse e vissute senza incorrere in particolari punizioni. 
Per esempio è importante che una donna desideri un uomo avvezzo alla ribellione: una canaglia, un mascalzone che la faccia franca eludendo la legge.
Perché?
Per opporsi alla più antica delle leggi, una legge non naturale anche se buona per la società.
Desiderare un uomo che rappresenti la parte di padre solo fantasticata è quasi ovvio.
Un uomo che rappresenti la disobbedienza alla legge, quindi anche a quella dell’incesto è un piacere insostituibile, a livello psichico.
Una vera canaglia non avrebbe lo scrupolo di chi deve ubbidire ad un qualsiasi potere innaturale.
La legge dell’incesto è innaturale, anche se ben motivata.
Nell’infanzia ha rappresentato per la bimba la necessità di avere l’approvazione della famiglia, ma a che prezzo?
Quasi certamente, ha utilizzato come meccanismo di difesa inconscio la fantasia.
La fantasia di avere un padre che le permettesse di esprimere anche fisicamente il suo innamoramento per lui, senza paure assurde (assurde dal punto di vista innocente della bambina).
Una fantasia che si trasforma in desiderio nella personcina diventata donna.
La donna può certamente mantenere nel suo inconscio quel desiderio ancora indicibile: trovare una canaglia, un uomo capace di legittimare la disobbedienza alla legge.
Questo tipo di uomo diventa il rappresentante simbolico, perfetto, del padre con cui vivere liberamente l’amore proibito.

Punto. Cioè senza complicazioni ulteriori.
Nello stesso percorso psicoanalitico questa semplice verità è davvero ammissibile solo dopo un lungo periodo.
Dunque non pretendo certo che le lettrici siano d’accordo, mi accontento di aver portato una testimonianza, che serva come possibile riflessione.

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