La cronaca la sappiamo: una sera, ancora una nuova sera in un altro concerto un ragazzo accecato dall’odio ha ucciso e ferito e gettato nella disperazione molte persone. Un odio presentato come sociale, di razza e di religione. Ma fomentato da uno psicopatico narcisista che riesce a manipolare persone disperate e a soddisfare incauti finanziatori colmi di rabbia antica. Un odio che nel ragazzo è diventato cieco e sordo. Un odio che non ha visto gli occhi di chi stava colpendo e non ha conosciuto le sue conseguenze. Un odio vigliacco.
E ce ne vogliono di odio e di vigliaccheria per arrivare a questo.
Tra i primi commenti, mi pare sia prevalsa la constatazione che il solo indottrinamento islamico radicale non fosse sufficiente a convincere quel ragazzo a fare la strage. Come un seme che non cresce se il terreno non è adatto. Quell’odio dunque sarebbe figlio soprattutto delle condizioni troppo povere in cui sono lasciate alcune periferie di Manchester.
Un figlio legittimo, una conseguenza ritenuta logica, della disperazione in cui le società post industriali stanno mettendo un numero sempre più grande di abitanti.
Quella stessa sera, mentre la folla terrorizzata scappava dall’arena, due altri figli dell’ingiustizia sociale della stessa città sono stati protagonisti. Sono stati due barboni, di quelli che si evitano perché puzzano o solo perché rappresentano quello che ogni cittadino fortunato teme più ancora della morte: la povertà. Ebbene quelli si sono rialzati da terra dopo lo scoppio e sono andati contro la corrente umana che li stava sommergendo, per cercare di aiutare i feriti. Avrebbero potuto essere travolti, schiacciati, ma non ci hanno pensato.
Poi sono tornati nel loro nulla finché non li hanno rintracciati. E la prima cosa che hanno detto è stata che non avrebbero potuto guardarsi di nuovo allo specchio se non avessero aiutato quelli che stavano urlando là dentro. Anche se erano quelli a cui chiedevano l’elemosina fino a un momento prima, quelli che forse gliel’avevano appena rifiutata, quelli che forse non li avevano neanche degnati di uno sguardo perché dovevano andare a divertirsi.
Un bel gesto d’amore e di coraggio. E ce ne vuole d’amore e di coraggio per farlo.