Anno 2020: l’essere umano ha ormai sviluppato l’intelligenza artificiale con la quale sta sostituendo diverse funzioni tipiche del suo cervello.
L’obiettivo dichiarato è arrivare a sostituire l’intero cervello.
Niente paura: forse “l’uomo” del futuro sarà praticamente decerebrato, non dovrà fare la fatica di ragionare con il proprio cervello.
A dire il vero è già da tempo che siamo su questa strada, da quando i mezzi di comunicazione sono davvero di massa.
Prima l’invasione della radio, abbondantemente usata dai regimi per manipolare le popolazioni all’entusiasmo per le guerre.
Poi la televisione, che ha ipnotizzato le famiglie tanto da sostituire spesso il piacere del convivio a tavola.
Poi ancora il computer, che ha attirato regalando l’illusione d’essere noi i gestori dell’informazione.
Infine l’intelligenza artificiale che ci promette di sostituire parte del nostro cervello.
Ho scritto infine perché inorridisco all’idea che quella sostituzione possa arrivare ad essere totale.
Allora, tocca a noi reagire.
Prima di tutto ricordiamoci di avere anche un cuore, o meglio una psiche, una parte del cervello addetta al controllo e all’espressione emotiva.
Ricordiamoci soprattutto dell’inconscio: la parte di noi che trattiene e nasconde emozioni irrisolte. La parte che poi interviene sui nostri gesti indirizzandoli verso il suo obiettivo. Che spesso ci porta in direzione opposta a quella razionalmente desiderata.
Su queste due parti pare che l’intelligenza artificiale abbia poca influenza. A meno che non si confonda la capacità di fare emettere delle lacrime artificiali con il dolore vero e proprio, per ora siamo lontani.
Del resto, quanto rende occuparsi dei sentimenti delle persone rispetto a costruire macchine capaci di produrre, di vendere, di trovare tesori su questo e su altri pianeti?
Nulla di nuovo forse, ma almeno la speranza che si moltiplichino le persone che hanno a cuore la vita affettiva, propria e degli altri, e che la coltivino con vero amore.