Ama te stesso

Sembra l’inno all’egoismo, invece questa è la massima dal significato più altruista che io conosca.

“Ama te stesso” presuppone intanto la capacità di riconoscere se stessi, quindi di avere già effettuato il distacco dalla simbiosi della prima infanzia: la fusione psichica con la madre.
Quel distacco, che molti oggi iniziano presto e non riescono mai a terminare, è il segnale della crescita, è la partenza per le fasi successive della vita.
La mancanza di quel distacco implica che la persona trascini con sé la madre “psichica”, la conservi e la trasformi in un meccanismo fisso, da trasferire su tutte le figure affettive che incontrerà nella vita.

Le frustrazioni inevitabili della realtà verranno evitate, e coperte dalla fantasie di quella fusione paradisiaca.
Allo stesso tempo, la madre, le altre figure parentali e chiunque le sostituisca anche simbolicamente, sarà odiato in quanto artefice della condizione detentiva in cui la persona verrà a trovarsi.
Diventa difficile amare se stessi se ci si confonde ancora con chi ci ha fatto del male, anche senza esserne cosciente.
Per chi è tenuto in quella simbiosi l’importante non è sapere se chi glielo tiene lo fa apposta o no, poiché non ha la capacità logica di farsi delle domande e capire le differenze.
L’importante sarebbe accorgersi di esistere, potersi amare, diventare
un individuo che gradualmente prende in mano la propria vita.
Ma l’energia è posta al servizio dell’ansia che fuori dal guscio ci sia un vuoto inaffrontabile.
L’ansia, figlia di una paura immotivata, prende il posto dell’amore e diventa la protagonista dell’esperienza.
L’amore per se stessi è una pulsione spontanea che porta a respirare bene, a nutrirsi bene, a difendersi dai pericoli, a scegliere le persone più belle con cui scambiare sentimenti ed esperienze.

Ovviamente amare se stessi vuol dire anche rispettare l’ambiente in cui si vive, cercare le situazioni più favorevoli e i rapporti più sereni; coltivare le attività che danno ricchezza affettiva, culturale, morale ed economica.
Niente a che vedere con l’egoismo, anzi.
Egoista è la persona psichicamente fissata a quel primo momento della vita in cui era necessario esserlo.
Crescendo non accetta che altri entrino nel suo personale guscio, anche perché nella simbiosi gli altri non esistono, come non esiste se stesso separato dalla madre.
Perciò cerca di annientarli, provocandoli, calpestandoli  o danneggiandoli in qualunque modo.
L’egoista crea dei rapporti rancorosi dove non c’è posto alcuno per l’amore.
Sarà costretto a difendersi dall’odio che ha seminato e per farlo ne seminerà altro e altro ne riceverà.
Sarà così finché non riuscirà a vedere il suo vero volto, quello bisognoso ed egoista, emergere dello specchio artificiale costruito per ricevere dagli altri qualcosa di simile all’accettazione.
Finché scoprirà che il vero se stesso non si accontenta di un rispetto di facciata, dell’applauso, o persino dell’indifferenza, come faceva la sua maschera.
Scoprirà, se riuscirà a vedere il suo vero volto, in quanti modi è riuscito a distruggere se stesso  e in quanti modi, inizialmente inconsci, ha cercato di coprire la sua sofferenza.
In fondo, una persona così ha anche ragione a presentarsi come vittima.
Ha dovuto interiorizzare dalla nascita un ambiente distruttivo, cioè quelli che potremmo chiamare, in modo un po’ crudo, i propri carnefici affettivi e per sbarazzarsene prova a distruggere se stessa e chiunque entri nella sua zona simbiotica..
C’è molto odio, purtroppo, al servizio del suo progetto.
Se questa persona amasse se stessa sarebbe felice, ma non lo sa.
Se l’avessero spinta fuori dalla simbiosi al momento opportuno sarebbe capace di amare ma neanche di questo è a conoscenza, perché il meccanismo si è formato quando non c’era consapevolezza.
Purtroppo la madre ha creduto che amare volesse dire tenersi il figlio (o la figlia) tutto per sé, talmente stretto da non accorgersi di soffocarlo prima e schiavizzarlo poi.
E gli altri dell’ambiente hanno seguito una strada simile o non se ne sono interessati.
Quel tipo di mamma era bisognosa d’amore e ha cercato di prenderlo dai suoi figli.
L’egoismo non l’amore è stato la sua guida. Vogliamo chiamarlo egoismo in buona fede?
Va bene, purché non lo si confonda con l’amore perché è solo il suo contrario, anche quando porta la sua maschera.
Amare se stessi porta a riempirsi d’amore: questa è la strada maestra perché ogni persona sparga amore intorno a sé.

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