L’amante e il delirio d’amore

L’amante e il delirio d’amore

<Dottore ho finalmente avuto l’idea geniale. Lei non sarà d’accordo ma a me sembra un’ideona: vado al vertice, prendo il massimo>
Un attimo, vediamo di che cosa sta parlando la mia paziente.
Giovane donna, estroversa per natura, brillante dirigente di un’azienda multinazionale, ha un tarlo che la tormenta profondamente nella vita affettiva.
E’ possessiva, quindi gelosissima, ma si ritiene troppo “intelligente” per mostrare questa sua debolezza.
La sua difesa psichica, inconscia, consiste  nello spostare i problemi sul piano strategico, visto che le riesce molto bene nel lavoro.
Insomma crede di poter gestire la vita amorosa come gestisce i problemi in azienda.

Parentesi.
E’ un’illusione molto diffusa, che a me diventa plateale quando mi prendo cura di questo tipo di persone: persone di successo, più frequentemente maschi.
Per chi ha questo problema è difficile vedere il punto debole del proprio carattere.
E’ più agevole puntare sempre verso l’obiettivo  più conosciuto, esterno a sé, rimuovendo le proprie debolezze, come ci fosse la paura di soccombere.
E si pensa di potere riuscire usando la stessa irruenza con cui si affronta una campagna di marketing o l’apertura di una nuova attività.
Ma l’amore chiede un coinvolgimento sul piano praticamente opposto: quello emotivo, psichico.
Un coinvolgimento potente, che quasi mai ragiona. Prende senza chiedere permesso e senza dare il tempo di capire.
Il lavoro vuole la lucidità mentale della logica e la capacità decisionale.
L’amore vuole l’incoscienza.
Due mondi agli antipodi.

Chiusa la parentesi.
Questa giovane donna è fidanzata “da sempre”, nel senso che il suo uomo è con lei da quando era adolescente. Convivono, anche se i rispettivi impegni li tengono più lontani che vicini.
Sono passati presto dalle dichiarazioni d’amore appassionate al dirsi che si vogliono bene, a quella sorta di abitudine che sottintende la protezione reciproca, ma non la dichiara nemmeno più.
Come fratello e sorella, sanno di esserci l’uno per l’altra, anche dopo una litigata.
Ogni tanto vanno in crisi e minacciano di lasciarsi, ma il loro inconscio sa bene che si tratta solo di tentativi di testare la resistenza del legame, e infatti presto si riprendono.
Una sola volta si sono separati realmente, ma è sembrata solo una prova di tenuta più importante delle altre, più che una vera spaccatura.
Dopo quella volta, ognuno di loro ha confessato di avere avuto una storia di consolazione, ma poi hanno rimosso i dettagli e la vita di coppia è ripresa più o meno come prima.
Da qualche tempo, però, lei si è innamorata di un altro.
All’inizio non voleva assolutamente lasciare il suo fraterno compagno, ormai collaudato punto di riferimento.
E infatti non gli ha detto niente, come ha ammesso in seduta:

<credo che non se ne sia accorto, non ha avuto reazioni e non mostra sospetti. Ovviamente, a me va bene così>

Ma ben presto ha sofferto la differenza tra il grande entusiasmo che le dava l’incontro con l’amante, rispetto alla noia che provava ogni volta che tornava a casa: due mondi diventati troppo diversi, inconciliabili.

Si è avvicinata sempre di più alla novità, con la caratteristica spinta di chi sta per prendere il volo.
Il sesso, che col compagno si era praticamente spento, è diventato centrale, si è conquistato la scena come il protagonista principale: quasi morto da una parte e fantastico dall’altra.
Non c’era più paragone: il nuovo stravinceva sul vecchio.E più sentiva di amarlo più s’ingigantiva la voglia di possederlo, di averlo tutto per sé, come un diritto naturale, dovuto quasi per testamento genetico.
L’ansia di perdere questo nuovo tesoro la rendeva gelosa oltre il normale. Sosteneva che fosse un uomo eccezionale, non come tutti gli altri che invece tradiscono alla prima gonnella, eppure iniziava ad essere ossessionata che potesse accadere. Non lo ammetteva ma lo temeva.
Decise di ricorrere alla propria genialità strategica: puntò l’obiettivo della sua folle gelosia su una ragazza precisa, l’ex fidanzata del suo nuovo amore.
Lui aveva fatto l’errore di dirle che si trattava di una ragazza più bella di lei, anche se meno interessante.
Non si era reso conto di aver provocato una reazione simile a quella che avrebbe provato lui, se lei gli avesse detto che un suo ex aveva il pene più grande del suo.
Che scherzi che fa l’inconscio!
Lei ovviamente si sentì offesa e prese la palla al balzo per giurare vendetta.
Non contro l’uomo ma contro la donna. Quell’episodio le dava la possibilità di vendicarsi di torti e dolori molto più antichi dell’attuale.
Mi era facile dubitare che il vero obiettivo fosse la madre ma dovevo aspettare ancora per rivelarlo.
Comunque iniziò a chiamarla, in seduta, con il delicato appellativo di “brutta troia” e io ci misi più di qualche mese per trasformare quel nomignolo in “Crudelia de Mon”.
Speravo di condizionarla verso un atteggiamento un po’ più accettabile, sdrammatizzante, mentre lei continuava a studiare il tipo di vendetta che le avrebbe dato maggiore soddisfazione.
Ma da quel momento l’inconscio invase il campo del reale trasformando un’invenzione difensiva in delirio ossessivo.
La prima idea fu quella di sedurre l’attuale fidanzato di Crudelia, giusto per restituirle una sofferenza.
Come se quella fosse colpevole di un reato reale, invece che involontaria protagonista dello scherzo inconscio del suo meraviglioso, ma sadico, amante.
Dopo qualche seduta ebbe una nuova trovata e me la presentò con l’entusiasmo paragonato a quello di Michelangelo davanti alla sua “Pietà”.
Disse proprio: <perché il mio genio non materializza l’idea che ha creato!>
Quale idea?
Sedurre il padre di Crudelia, perché quello doveva essere l’uomo che amava più di ogni altro, non il semplice fidanzato.
In quel momento mi rivelò un dettaglio importante: che l’uomo più amato per lei era il proprio padre.
Si era aperta una porta che non si poteva spalancare subito, ma che ci avrebbe fatto entrare nel mondo dell’amore incestuoso e dunque rimosso.
E’ da questo punto in poi che l’analisi diventa vera e impegnativa.
Che una ragazza ammetta di essere stata innamorata del padre è ormai un fatto che non scandalizza, anzi, è trattato da tempo su tutte le riviste leggibili anche dal parrucchiere.
Ammetterne le conseguenze sul piano di realtà, quindi nel rapporto con gli uomini, è già più difficile, perché chiede un cambiamento dal conosciuto allo sconosciuto.
Scoprire poi i dettagli della costruzione difensiva inconscia, messa a protezione del segreto infantile, è praticamente impossibile senza l’aiuto del transfert vivibile in psicoanalisi.
I passaggi vanno fatti uno ad uno, con calma dandosi il tempo di rifare il percorso della vita a ritroso, senza dimenticare dettagli. 
La mia paziente realizzò parzialmente la sua idea “geniale”, trasformando quindi il delirio in passaggio all’atto, ma con un padre diverso dal padre di Crudelia.
Non ne fu soddisfatta e per un po’ diede la colpa al fatto che non si trattava dell’originale.

Mi fermo qua con la domanda: “ma di quale originale?”

Alfredo Rapaggi

 

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