Che differenza c’è tra teatro e psicodramma ?
La forma teatrale, con cui lo psichiatra Moreno nel 1921 diede il via alla sua nuova forma di psicoterapia, porta ancora oggi a paragonare psicodramma e spettacolo sulla scena.
I due obiettivi sono agli antipodi, pur avendo parvenze molto simili.
Quel nuovo tipo di psicoterapeutica non aveva potuto essere sviluppata da Freud, che già aveva fatto il rivoluzionario miracolo della psicoanalisi ed era impegnato a difenderla dai violenti attacchi dei suoi potenti colleghi: medici tradizionalisti.
Moreno, incontrando Freud a Vienna, gli aveva detto la nota frase “io comincio da dove lei ha finito”.
In verità Freud non aveva affatto finito. Oltre a dover difendere la sua nuova disciplina, era semplicemente preso dal sistemarne meglio l’impianto teorico e pratico, in particolare la funzione dell’Io e i meccanismi che prima lo proteggono e in seguito lo isolano.
Comunque Moreno era convinto che la psicoterapia dovesse agire in pubblico, dopo la partenza dentro il chiuso di uno studio medico.
Aveva individuato nell’esibizione pubblica un potente mezzo per superare la paura del giudizio e, parafrasando Freud, i conseguenti sensi di colpa che tormentano le persone.
Partì dall’importanza del fenomeno della catarsi, che veniva sviluppato nella drammaturgia greca.
La catarsi, osservata da Aristotele, era un momento cruciale della rappresentazione drammatica perché dimostrava che le persone avevano partecipato in modo completo, liberando le proprie emozioni.
Anche nel percorso psicoterapeutico la catarsi è una parte determinante, perché permette che gli stati emotivi siano portati alla luce ed elaborati.
Quasi certamente Moreno fu influenzato dal lavoro di Stanislavskij che si era ritagliato un posto importante nell’evoluzione del teatro del primo novecento.
Il noto regista volle cambiare il ruolo degli attori, chiedendo loro d’immergersi nei racconti che dovevano presentare, fino quasi a togliersi le maschere per diventare i personaggi stessi..
Un lavoro meritorio da un lato, perché il teatro era diventato una finzione eccessiva, bizzarra, assurda ormai.
Un lavoro che però ignorava la fragilità della psiche, quindi la possibilità che cercare d’essere un altro portasse, o acuisse, scompensi psicologici non sempre rimediabili.
Moreno prese in cura alcuni attori e diagnosticò una forma di nevrosi comune a tutti. La chiamò “nevrosi istrionica”.
Come riporta Zerka Moreno, il marito pensò che si trattasse di “una malattia professionale degli attori la cui personale creatività deve essere contenuta e sottoposta alle esigenze dello spettacolo perché al primo posto viene sempre messa la creazione del drammaturgo. È una malattia emotiva, una nevrosi laterale che tende ad emergere non in teatro ma nella loro vita privata.
Per curarla egli cercò di permettere a questi attori di rappresentare sulla scena i loro ruoli personali, quelli che durante il lavoro erano repressi.”Personalmente ritengo che questa forma “istrionica” preceda la decisione dell’attore di salire sul palco e fare quella professione, ma rimando il ragionamento ad altra occasione.Insomma quel teatro era di ricerca, e questo era buono, ma mancava della conoscenza scientifica sulla formazione della personalità e dei rimedi ai danni che poteva provocare.
In ogni caso, nel clima che vedeva la nuova psicoanalisi e il nuovo teatro prendere piede nel mondo, è nato lo psicodramma.
Quel tentativo originario è stato completato dal lavoro di Zerka Toeman Moreno e si è diffuso come prima forma di psicoterapia di gruppo e relazionale.
Dunque quale differenza c’è tra teatro e psicodramma?
Nonostante il tentativo di Stanislavskij, l’obiettivo cosciente dell’attore è rimasto quello d’interessare, commuovere, o divertire il pubblico per ottenere il suo applauso. Mentre l’obiettivo inconscio può essere quello di utilizzare il pubblico per soddisfare quella che Moreno chiamò “nevrosi istrionica”.
In entrambi i casi, la sua necessità inconscia è quella di mettere una maschera prima di presentarsi al giudizio del proprio pubblico.
Qual è invece l’obiettivo dello psicodramma?
E’ quello di aiutare il protagonista a togliersi la maschera.
Una maschera composta dai tanti meccanismi di difesa, messi durante la formazione della personalità per adattarsi all’ambiente.
Togliersi la maschera, attraverso il processo catartico, per scoprire e riconoscere la propria parte di carattere originario e più spontaneo.
Da qua dovrebbe iniziare un certo tipo di elaborazione.
E con una simile finalità, psicodramma e psicoanalisi avrebbero qualcosa in comune, ma per renderle davvero simili è stata necessaria un’ulteriore operazione.
Di questo tratterò nel prossimo articolo: “Che differenza tra psicodramma e psicodramma analitico integrato?”