La ragazza il rospo il principe e Freud

L’immagine mi è arrivata via e-mail, un mezzo che in genere non mi suscita grandi emozioni, così privo della consistenza, dei colori e del profumo della carta. Ma quell’immagine è la copertina di un libro vero, umoristico, e allora in qualche modo ho avuto percezioni simili a quelle che mi avrebbe dato l’originale trovato in un pacchetto regalo. C’è il disegno, un profilo appena tracciato, di una ragazza rubiconda, a mezzo busto, dall’aria beata, persa nella sua fantasia, cuoricini sospesi tutt’attorno, le labbra marcatamente rosse e protese in un bacio pieno d’attesa, anzi, molto pretenzioso. Ha gli occhi chiusi e tiene un rospo sulla mano alzata ad altezza del viso. Stando alla favola dovrebbe succedere l’incredibile, ma quel rospo non pare interessato a lei, guarda avanti abbastanza stupito di trovarsi lì e attento a scappare appena possibile.

Sotto il disegno, ecco il titolo: “quando diventerai il mio principe?”
Sorrido amaro mentre provo un po’ d’invidia per gli umoristi che riescono a far ridere anche delle tragedie. E penso a Freud, così compassato e serio, che forse non ha mai riso di gusto in vita sua, ma che ha scritto “Motti di spirito” per spiegare che spesso le resistenze vengono superate da una battuta umoristica o sarcastica. Ovvero, che con una battuta si possono rivelare verità che altrimenti resterebbero nascoste.
L’associazione è facile: penso a quel tipo di ragazze che arrivano in analisi tristi e piangenti, perché deluse dal “bravo ragazzo” che pensavano non le avrebbe mai tradite, o depresse perché un lui sposato aveva promesso di divorziare e non l’ha mai fatto. Oppure molto arrabbiate perché quello si era presentato come un meraviglioso principe e si era presto rivelato un volgare approfittatore della loro dolcissima, sensuale e generosa femminilità.
E penso agli uomini che arrivano con l’abbondante bagaglio della loro logica ferrea e non sanno spiegarsi come ha potuto trasformarsi in volgare “prostituta”, la loro iniziale, ingenua bambina, o come sia riuscita a diventare un’isterica strega la loro dolce e materna compagna di vita.
Per la verità le une e gli altri si accorgono presto che l’esperienza non è rimasta isolata, ma questo dipende anche dall’età e dalla gravità della “coazione a ripetere”.
Ma perché, vien da chiedersi per il primo caso e restando solo sul piano cognitivo, una ragazza deve partire da un rospo se quello che vuole è il principe azzurro? Non farebbe meglio a cercarlo direttamente tra i nobili, d’animo suppongo, per avere probabilità di trovarlo?
In effetti perché un rospo si trasformi in principe ci vuole solo la fantasia, nella realtà non può succedere, ma è altrettanto improbabile che un maschio egoista, narcisista e magari violento si trasformi in un generoso, delicato  e sensibile partner, se non ci si mette un bel mucchio d’illusione.
E vale lo stesso per il secondo caso, anche se l’origine è diversa. Voglio dire: non è facile spiegare perché l’uomo, che magari ha successo sul lavoro grazie alla sua capacità di vedere e capire quasi tutte le situazioni, in amore parte scegliendo una specie di “madonna” e arriva a scoprire in lei una volgare prostituta (naturalmente dal suo punto di vista), o peggio un’isterica insopportabile nemica.
La fantasia e l’illusione coprono la verità come il foulard del mago copre i suoi trucchi.
Per fortuna il genio di Freud ha scoperto come leggere ciò che ci sembra misterioso e che spesso procura illusioni e delusioni.
Ovvio che la logica della nostra coscienza non arrivi a dare le spiegazioni che ci servono per non soffrire. Ci serve ammettere l’esistenza di un’altra componente dell’essere umano: una componente che riesce a rimanere nascosta ai normali modi di vedere le cose. Nell’era moderna Freud l’ha chiamata inconscio e ha spiegato come entrarvi in contatto e come svelare molti dei suoi segreti.
Il paradosso è che persone ancora inesperte d’indagine psicoanalitica, ma intelligenti e apparentemente disposte ad aprirsi, accettano come giusta la teoria dell’inconscio quando è riferita agli altri, ma la negano quando è riferita a fatti reali della propria vita.
Per queste persone il rospo si presenta loro come un vero principe e diventa brutto, stronzo eccetera eccetera, a loro insaputa, inspiegabilmente e per esclusiva colpa sua.
Non si accorgono di avere una visione distorta nel momento della scelta e di vedere solo ciò che l’inconscio mette loro in evidenza. E non riescono proprio ad accettarlo, anche quando ripetono che hanno capito benissimo. Anzi, nei casi più seri si arrabbiano se l’analista cerca di mostrare loro la troppo grande differenza tra fantasia e realtà.
In effetti è difficile accettare il fatto, anche se provato e incontrovertibile, che l’inconscio fa vedere il principe nella persona che può soddisfare il  bisogno nascosto più impellente, di qualunque cosa si tratti. Sia che il bisogno sia di tipo positivo che di tipo negativo.
Il bisogno inconscio può essere quello di ammalarsi per ricevere le cure, può essere quello di farsi aggredire per mantenere l’unico contatto affettivo possibile, o di spargere il veleno della calunnia per espellere il male ricevuto, o ancora quello di costruire un rapporto simbiotico con l’illusione di avere un utero per sempre. Eccetera.
I bisogni inconsci sono tanti quante sono state le esperienze infantili irrisolte e tanti quanto quelle che hanno eccessivamente distorto la tendenza naturale.
Le esperienze infantili irrisolte mantengono in memoria l’impulso costante e continuo, senza limiti di tempo, di ottenere ciò che non si è potuto avere dalla persona da cui lo avevamo preteso.
Questo è il punto più difficile da accettare una volta diventati adulti e convinti di saper ragionare.
Per esempio, se avessimo voluto e preteso dolcezza da un genitore che invece ci avesse dato un po’ di quella e tanta aggressività, o assenza, o freddezza, noi cercheremmo una persona aggressiva, fredda e assente, ma qualche volta dolce. Senza accorgercene ovviamente, finché l’aggressività, o la freddezza, o l’assenza non diventasse esagerata rispetto al nostro modello infantile e alla nostra capacità naturale di sopportazione. Allora entreremmo in crisi, stupiti della nuova realtà.
Ma ci vuole una profonda analisi dei propri meccanismi di difesa per accorgersi che sotto sotto, nell’inconscio, le cose sono molto differenti da quello che immagina la coscienza. E ci vuole una bella e solida fiducia nell’analista per accettare di vedere ciò che spesso è doloroso portare alla luce.
Per iniziare il cambiamento che ci faccia vedere il rospo dove c’è un rospo e la strega dove c’è una strega. A quel punto il principe e la principessa saranno un po’ metafore e tanto realtà.

 

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