Can che abbaia non dorme. Riflessioni sull’insonnia.

Il camion che pulisce la strada è il segnale che la notte è già cominciata da due ore: urge dormire altrimenti domattina diventa durissima. Morfeo mi chiude gli occhi appena sento il calduccio del piumone e di solito devo usare un argano per riaprirli al nuovo giorno.
Succede però che in una certa giornata di lavoro sia stato caricato di aggressività più del solito, o che non abbia saputo difendermi a sufficienza.
La mattina dopo mi sveglio verso le 5 e devo ricorrere alle tecniche di autoipnosi per richiudere gli occhi.
Durante il giorno rifletto e ovviamente trovo la  spiegazione che mi rimette sereno.
Lo stesso giorno però un paziente mi porta un’esperienza speculare, con la differenza di non sapere perché gli succeda da tempo di svegliarsi proprio verso le cinque, di non riuscire poi a riaddormentarsi e di passare le giornate sempre peggio.
Considerato che fa un lavoro delicato il problema è diventato serio.
Ha tentato di curarsi da solo, con rimedi naturali e tisane ma senza successo.
Noto, che non me ne aveva mai parlato e che non mi ha mai chiesto d’insegnargli tecniche di rilassamento pur sapendo che le uso. Insomma che quel “sintomo” è uno dei segreti che conserva all’interno del setting psicoanalitico.
Perché?
Il bello della riflessione psicoanalitica è questa ricerca dei motivi più profondi, che dura finché non si scopre l’ultimo perché.
Superficialmente si potrebbe dire che il paziente si è dimenticato avendo molti altri pensieri; o che ha desiderato per esempio mantenere un certo potere nella relazione con me; o che non ha voluto rivelare tutto perché la sua fiducia in me non è completa.

Mettendo in fila una serie di perché, ognuno che cerchi di spiegare il precedente, arriviamo insieme a conoscere i sentimenti che lo accompagnano fino al momento di andare a dormire.
E’ molto arrabbiato da un bel po’ di tempo.
Perché i politici attuali sarebbero truffatori, imbonitori; perché “la gente” è ignorante e ci crede e se continuiamo così andremo sempre peggio; perché i clienti pagano sempre più spesso se vogliono, tanto la legge protegge i delinquenti;  perché la percentuale dei giovani che bevono e si drogano è in costante aumento; perché certi genitori non hanno più alcun rispetto dell’autorità e non la insegnano ai figli; perché sua moglie si permette di contestarlo davanti ai ragazzi e non cede finché non litigano;  perché i figli ormai arrivano all’adolescenza e lui non sa come potrà controllarli; perché abbiamo rovinato la terra e adesso mangiamo solo schifezze….
Mi chiedo, a voce alta, come pensa che i suoi meccanismi di difesa psichici, per quanto forti,  possano reggere una montagna simile di problemi. Quando arriva il sonno, succede che le difese si riposano un po’ anche loro e la psiche produce i sogni che dovrebbero resettare i vissuti e le fantasie sviluppate durante la giornata.
“Ma se i problemi ci sono ci sono, non li ho mecca creati io, io li subisco e me li porto a letto per forza”
Già ma si fa presto a capire quale sia il sentimento prevalente che porta con sé e soprattutto in quale quantità. E’ la rabbia, quel tipo di rabbia inespressa che fa sentire impotenti e sempre più rabbiosi, in un circolo quasi perenne. Chissà da quanto tempo dura,
“Infatti, non è finito il mio elenco” incalza lui dopo il mio commento un po’ provocatorio.
“Spesso penso a mio padre, che mi ha lasciato il magazzino da portare avanti, con tutte le beghe che ci sono al giorno d’oggi. E poi, oltre alle beghe del magazzino mi ha lasciato anche i ricordi delle sue litigate con mia madre, del suo carattere prepotente. Di questo non parlava, diceva solo che dovevo ritenermi fortunato ad avere un lavoro già pronto mentre tanti altri dovevano cercarselo con poche speranze di trovarlo. Ecco, da un lato è vero, ma dall’altro avrei preferito che mi facesse fare l’impiegato delle poste, per dire. Una vita più serena, come avrei voluto ci fosse in casa. E invece no”
Grrrrrrrrrr!
Sembra ringhiare quando arriviamo al penultimo “perché”. (L’ultimo lo riprenderemo più avanti)
Una cane che abbaia e ringhia prima di andare a letto.

Un uomo che si addormenta solo per la stanchezza, e dorme per far riposare gli organi del corpo, ma coltiva quella rabbia per tutta la notte. Dopo la metà notte il sonno rem gli rivela che la psiche è intasata, è senza via d’uscita, e lo sveglia.
Si alza abbastanza contento di essersi liberato da un po’ di pensieri, ma dopo poco li rivede nella realtà e li riporterebbe con sé nel sonno successivo se oggi non intervenissimo.
Partiamo dal transfert: dal cercare di spiegare perché ha nascosto al suo analista il sintomo dell’insonnia mattutina.
Continueremo con la ricerca delle difese che ha adottato nel corso della sua vita per resistere in quella posizione di conflitto subalterno. Con il lento ripristino dei suoi progetti infantili. Con la scoperta delle pulsioni che ha nascosto e che si sono trasformate in rabbia verso tutto il mondo.
E via così, verso la trasformazione della sua vita affettiva, ridisegnata sulle sue antiche caratteristiche.
Ovviamente anche lui dovrà metterci del suo davvero, per riportare la fiducia sulla figura genitoriale verso cui è arrabbiato e sfiduciato.
La figura che proietta sull’analista, in quel momento rappresentante di tutto il mondo che gli è ostile.
Non è un’operazione facile perché quella figura, come quelle genitoriali, raccoglie i sentimenti negativi ma anche quelli positivi, d’affetto, di riconoscenza. Su quella figura, che richiama i genitori, vengono proiettate le attese oltre alle delusioni, le richieste più impellenti e i rancori più arcaici. Di quella la persona ha bisogno e paura. Ha paura e bisogno.
Lo sente ma per molto tempo non lo sa ammettere e  deve ricorrere alla sua volontà di superare i sintomi, deve fidarsi di uno che rappresenta quello (o quelli) di cui non ha potuto fidarsi più, da un certo punto in poi.
L’ultimo “perché” è meglio che lo analizziamo più tardi.

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