AMA CHI TI AMA. le troppe sfumature dell’amore

AMA CHI TI AMA Le troppe sfumature dell’amore

Una persona che stimo molto ha criticato un giorno un mio aforisma, diretto al mondo produttivo, che diceva “ama solo chi ti ama, fidati di chi si fida, paga chi ti paga”.
Effettivamente potrebbe sembrare, questo, il manifesto del perfetto egoista. A parte le ultime due frasi che sono solo la conseguenza della prima ripeto che potrebbe sembrare l’opposto di quello che sono sempre stato e di quello che ho sempre fatto.
Bene, data la provenienza della critica e il pensiero che tutti possiamo sbagliare ho riflettuto un po’, soprattutto su due punti.
Che cosa significa amare?
E’ possibile amare una persona che non ti ama?
Se entriamo nel campo della psicopatologia grave e dovendo generalizzare, alla prima domanda non c’è risposta valida, nel senso che non c’è la coscienza della realtà.
Alla seconda la risposta è si.
Si, certamente, direi che in quel campo la reciprocità del sentimento è praticamente sconosciuta.
Che una persona ami una che non l’ama è dato per certo, è l’inevitabile effetto di un bisogno/vantaggio mai avuto veramente, passato nell’inconscio sotto forma di pulsione che cerca la scarica, trasformato in immagine, irreale, di avere soddisfazione. Sottolineo: irreale.
E’ dato per certo che un/una masochista “ami” una persona sadica.
Ma anche una persona con sdoppiamento di personalità è probabile che “ami” chi non la ama realmente, dal momento che una parte di sé vive nel delirio e crede che sia vero ciò che è solo fantasia.
Anche una persona con proiezioni paranoiche si dichiara inizialmente innamorata del suo persecutore, essendo quello che vuole vicino. Deve controllarlo, restituirgli l’odio, combatterlo in diversi modi, ugualmente persecutori e anche violenti.
Eccetera.
Che queste persone lo riconoscano, tanto da impegnarsi a cambiare, può essere solo il frutto di una decisione a fare un percorso psicoanalitico più o meno lungo e ben condotto.
Ma se c’è la decisione la persona non è esattamente fuori dalla realtà-
Vediamo allora che cosa possiamo aspettarci se usciamo dal campo della psicopatologia grave.
Intanto definiamo l’amore, poi proviamo ad attribuirlo a situazioni e obiettivi che conosciamo.
L’amore viene definito a seconda del punto di vista: biologico, filosofico, psicologico, antropologico, poetico.
Oggi chiunque può divertirsi a trovare in internet tutte le definizioni possibili.
Io ne ho selezionate alcune, tratte dalle fonti più accreditate, per arrivare a spiegare il mio aforisma.
In ordine sparso:

  • Corriere.it
    1 Affetto intenso, assiduo, fortemente radicato per qlcu. SIN tenerezza, bene: a. · 2 Sentimento, affetto che comporta anche attrazione sessuale SIN …
  • Wikipedia
    L’amore è la paura di perdere la persona o la cosa amata, accompagnano spesso un sentimento di protezione e/o gelosia verso l’oggetto di tale sentimento. ..
  • Oxford languages
    Dedizione appassionata ed esclusiva, istintiva ed intuitiva fra persone, volta ad assicurare reciproca felicità, o la soddisfazione sul piano sessuale: a. casto, platonico, sensuale; un a. appassionato, travolgente; desiderio, tormento d’amore
  • Vocabolario Treccani
    amore/ s. m. [dal lat. amor -ōris]. – 1. [sentimento di viva affezione verso una persona] ≈ ↑ adorazione, culto, idolatria, passione. ↓ affetto
  • Vocabolari Repubblica.it
    1 Sentimento di vivo affetto verso una persona: l’a. · 2 Sentimento di affetto intenso basato sull’attrazione sessuale e sul desiderio di unione affettiva, verso l’altro
  • Garzanti linguistica
    amore: m -i 1. affetto intenso, sentimento di profonda tenerezza o devozione: amorepaterno, materno, fraterno, filiale; sentire, provare amore per, …..

Mi sembra chiaro che la definizione di amore non sia esattamente il punto forte dei letterati.
E’ più giusto che la debba dare chi studia la formazione della personalità e segue le difficoltà delle persone nel corso delle psicoterapie, cioè del loro desiderio di uscire dai conflitti che le attanagliano.
Infatti, nelle definizioni letterarie che ho riportato ci sono già i presupposti di paradossi che porterebbero a vari tipi di nevrosi.
Dunque mettiamo un po’ in ordine alcuni principi

Intanto, nell’amore è necessaria la reciprocità come stabilisce, con varie contraddizioni, il dizionario di Oxford e come dico nel mio aforisma?

Nella primissima parte della vita il bambino e la bambina sono egoisti naturalmente, visto che hanno come obiettivo essenziale quello di nutrirsi, sentirsi protetti e crescere.
Difficile chiamare amore il loro attaccamento.
Eppure questa relazione è definita simbiotica: una relazione in cui mamma e figlio/a sono talmente uniti da formare, all’inizio, una sola unità.
Ognuno vuole il bene dell’altro? non direi proprio.
In quel rapporto i figli sono egoisti, ripeto, narcisisti e sadici.
Lo sono dal momento che non s’interessano degli sforzi e delle sofferenze che potrebbe patire la madre (e indirettamente il padre).
Tranquilli, ci siamo passati tutti.
A sua volta la mamma deve essere masochista per accettare questi sforzi e trovare un certo tipo di piacere nel compierli, senza spostarne il peso sui figli.
Un piacere dato dalla spinta istintiva a creare, possedere, rivivere se stessa nella figlia e/o completarsi nel figlio.
E’ amore questo?
Basta capirsi, ma intanto vediamo che non c’è la reciprocità, ci sono due tipi di bisogno/vantaggi inconsci molto diversi, opposti: il bimbo/bimba succhia, la mamma si fa succhiare.

Questo può spiegare perché molte donne adulte cerchino uomini di questo tipo (figli fisicamente cresciuti).
Salvo criticare il loro narcisismo crudele e spesso lasciarli prima di raggiungere l’apice della sofferenza.
E può spiegare perché molti uomini cerchino donne-mamme pronte a qualunque sacrificio pur di tenerli a sé e siano disperati se le perdono.
Ma di questo tipo di provvisoria disperazione scriverò a parte perché merita davvero attente riflessioni.
Ora fermiamoci e notiamo che si tratta della primissima parte della vita, cioè dell’impronta genetica e della spinta biologica che appartiene ad ogni essere umano.
Insomma della parte più importante della vita, delle sue stesse fondamenta.
Lo so che sembra poco romantica come descrizione, eppure non c’è niente di più tenero della scena di una mamma che allatta e di un bimbo/bimba che succhia con la certezza di ricevere. E c’è poco, di più toccante della disperazione del bimbo/bimba che non sente arrivare il latte.

In seguito ci sono tutte le vicissitudine della crescita: l’obbligo di adeguarsi all’ambiente, poi la spinta ad emergere, quindi il desiderio di riprodursi in qualunque modo.
In questo complicatissimo cammino ognuno trova la propria possibilità di essere equilibrato e magari soddisfatto.
Ma torniamo alla mia proposta “ama chi ti ama”.
Se la leggesse una mamma, o una persona con la tendenza molto materna, la rifiuterebbe.
Per lei non è affatto importante sapere di essere amata dal figlio/a. Abbiamo visto che, anzi, accetta per natura di essere succhiata e sfruttata.
Una delle prove la si ha nello svezzamento dei figli, quando la spinta alla separazione viene rifiutata ma li può rendere aggressivi. Un’altra prova la si ha nella loro adolescenza, quando si aggiungono le pulsioni sessuali represse a provocare moti scomposti, aggressivi e anche violenti.
Ma se invece la leggesse una persona ideale, cioè con un equilibrio perfetto tra il filiale, il materno, il paterno e l’adulto pronto alla riproduzione allora dovrebbe trovarla perfetta.
“Ama chi ti ama” vuol dire: “cerca di rinunciare ad essere sadico o masochista, martire o carnefice, perseguitato o persecutore.”
Cerca chi è disposto alla reciprocità dei sentimenti.
Devo tornare a Freud che ha descritto bene il fluire dell’energia vitale (libido) in rivoli secondari rispetto a quello primario della sessualità.
L’ha chiamata sublimazione riconoscendole la nobiltà di un amore socialmente utile, o soggettivamente intenso anche se privo della reciprocità, o artisticamente sublime, eccetera.
In effetti all’infuori del concetto “ama chi ti ama” c’è un universo da conoscere, da capire, da sostenere e spesso da soccorrere.
Ma il mio “ama chi ti ama” è rivolto a chi è già approdato alla condizione adulta, non è più dipendente e non vuole che lo sia l’altro.
Significa: cerca la reciprocità nel più importante dei sentimenti perché quella è la sola condizione in cui sei libero/a, in cui puoi scegliere, in cui puoi essere concretamente felice.

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