PARLIAMO DELLE ATTUALI RELAZIONI UMANE

L’entrata e l’uscita da una galleria disturbano gli autisti in maniera diversa ma con effetti simili.

Se adesso rileggo quello che ho scritto all’inizio della pandemia, e lo paragono a quello che osservo in questo momento, trovo similitudini interessanti con la metafora della galleria.
Covid 19 ci è piombato addosso di sorpresa mettendo a nudo le paure più nascoste.
Ci siamo difesi in mille modi originali, consci e inconsci.
Chi è riuscito a reagire chiedendo aiuto al gruppo più vicino, chi ha negato la paura, salvo cadere in depressioni striscianti, chi ha acuito sintomi di tipo ossessivo, coprendone la causa, chi ha trovato una maggiore forza creativa ed è riuscito a dar vita a nuove iniziative.
Nella maggior parte dei casi il meccanismo inconscio di difesa più usato direi che sia stata la proiezione: le proprie angosce proiettate su persone o fatti esterni a sé procurano un piccolo sollievo, proprio come se si fossero mandate fuori casa.
Non importa molto che si tratti di un’illusione, chi la usa non lo sa e sembra quindi accontentarsi.
La conseguenza quasi mai riconosciuta è il peggioramento delle relazioni umane vere.
Ripeto, vere, perché in contemporanea è aumentata la voglia di fare “cose” insieme, di trovarsi, di sentirsi parte di una comunità.
Gruppi e comunità con un’inconscia maschera di concordia e un disagio interno di cui non si ha voglia di scoprire la causa.
Gruppi che si compattano nella proiezione su istituzioni e leggi piene di tutti i difetti attribuibili a genitori indegni.

Voglio dire che la proiezione, essendo un meccanismo inconscio di resistenza, impedisce alle persone di accorgersi che le relazioni sono peggiorate a causa di questa illusoria scappatoia.
Continuare a mettere l’attenzione sulle parole, sui contenuti di un certo tema, sui dettagli che lo compongono, senza comporre il quadro intero, o sugli avvenimenti esterni, produce l’effetto di deviare la soluzione.

Nel lavoro clinico più profondo è molto evidente la spaccatura tra realtà e meccanismo di resistenza (cioè di difesa inutile) ma se ci si allontana dalla capacità di analizzare le relazioni con questa lente c’è il caos, ci sono opposizioni forti, c’è il ricorso frequente all’offesa, all’incomprensione reciproca.

Quando poi la proiezione fallisce perché il bersaglio non lo si può colpire, allora c’è la depressione, il rivolgimento inconscio dell’aggressività contro se stessi.

Questo ho dovuto osservare con sempre maggiore frequenza e di questo sono abbastanza preoccupato.

Penso che sia urgente prenderne atto da parte di tutti.

Penso che sia necessario intervenire per riportare le relazioni ad un livello più consapevole, più sereno, più soddisfacente.

Anzi, magari più amorevole. 

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