In questi ultimi quindici giorni il tema più ricorrente, nelle riflessioni dei miei pazienti, è stato il tema dell’emozione in amore.
Non so se sia stato merito della primavera, che è riuscita a squarciare il grigio delle giornate passate in quarantena, o se sia semplicemente la voglia di reagire a un obbligo mai così lungo e tormentato.
Altre volte ho trattato della differenza tra parlare del sentimento dell’amore, provandone la relativa splendida emozione, e invece trattarne in modo enciclopedico.
Chi conosce lo psicodramma analitico integrato sa che si tratta di un metodo di psicoterapia in cui vengono chiamate a raccolta tutte le sensibilità della persona, oltre alla sua intelligenza.
Farlo spesso è garanzia di allenare la capacità di vedere, sperimentare e scegliere il modo di vivere più completo e più intenso.
Del resto non è un caso che Freud abbia posto l’attività intellettuale, di cui pure era un grande cultore, nel reparto “sublimazione”, ovvero alternativa, quasi obbligata, alla pulsione amorosa.
L’amore nasce come insieme di conflitti tra emozioni inconsce, si trasforma in sentimento cosciente e prende forma quando viene vissuto nella realtà.
A quel punto è un’esperienza: un ricordo se è nel passato, una conquista se è nel presente.
L’Amore è uno scambio emotivo, che inizia con la fusione
simbiotica e sboccia in una scelta consapevole.
Spesso il lettino dello psicoanalista “ascolta” parole ben diverse: parole di solitudine, d’ansia, di rabbia, di desiderio, di rancore, di tristezza.
Proiezioni, sull’analista, delle paure rimosse e dell’odio nato dalle ingiustizie, subite nei momenti in cui si cercava affetto con l’ingenuità di chi non è ancora nel mondo.
Parole che contrastano, censurano, sostituiscono e cercano invano quelle dell’amore.
Sono tipiche espressioni che descrivono antichi vissuti d’impotenza, di sottomissione forzata, di tentativi falliti di avere l’affetto e il riconoscimento indispensabile alla propria crescita.
Sono le parole rimaste intrappolate nella bocca di chi non è riuscito a dirle al momento opportuno e alla persona giusta.
Sono quelle di chi non sa più se ciò che prova sia amore o un fastidioso miscuglio di desideri mai realizzati e lasciati inconsciamente a marcire nella fossa del rancore.
Vero che odio e amore hanno la stessa origine, un po’ come aggressività e sessualità, però nell’esperienza quotidiana adulta la scelta dell’amore può essere solo una conquista, io credo la più importante.
Nell’adulto equilibrato, amare è una scelta, è uno scambio di emozioni e di passione.

Cerco di chiarire perché.
Una persona che ha un equilibrio psicologico precario deve pensare prima di tutto a salvare se stessa.
Questo non è sempre facile da capire, perché chi è sereno allontana inconsciamente le situazioni problematiche e allontana in automatico le persone che le portano: è una difesa naturale.
Però è basilare sapere che “l’egoismo” di persone in difficoltà è una difesa altrettanto giustificabile.
Semmai il problema è un altro: è in chi le frequenta senza rendersi conto di essere alleato allo stesso egoismo, e lo nega.
Il problema è in chi ha lo stesso egoismo pensando invece di essere una vittima.
Quello che per una persona equilibrata, è normale, per esempio vivere in coppia con prevalente serenità e amore, per una persona con eccessivi conflitti psichici è una conquista difficile, o addirittura impossibile.
Una conquista spesso ottenuta, persa e desiderata in continuazione.
Chi fa fatica a trovare la persona con cui SCAMBIARE amore dovrebbe assolutamente farsi aiutare da uno specialista, come farebbe se si trovasse in qualunque altro tipo di difficoltà.
Non può aspettare che si cronicizzi il meccanismo che le ha creato il problema, perché dopo può diventare davvero molto arduo intervenire.
Come ho scritto prima: a volte l’intervento diventa impossibile.
Diverse persone mi dicono che si sentono sole, ma molte di queste non riescono a vedere la parte di loro responsabilità.
E’ una parte inconscia: se non s’impegnano a ipotizzarne l’esistenza la respingono in automatico. Perciò noi diciamo che la comprensione del meccanismo nevrotico è il primo indispensabile passo per cambiare il cambiabile.
La negazione è un altro meccanismo di difesa INCONSCIO.
Chi lo usa non lo fa apposta, come dice la stessa parola non ne è cosciente.
Queste persone riescono a vedere solo il positivo di se stessi e quasi solo il negativo degli altri.
Ma l’amore è scambio, sempre.
Quando lo scambio non c’è più è inutile cercare un colpevole: l’amore tra quelle persone è finito.
Come fare?
Di certo non serve lamentarsi dell’altro: “eravate in due”, va detto, e questo è un concetto ormai ben diffuso, come concetto.
Nella pratica, abbiamo visto che per affrontare il problema, quando è affrontabile, serve lo specialista.
Se di questo non si ha bisogno allora andiamo al passo successivo: partire da se stessi.
Per cambiare una relazione in crisi e provare a riaccendere la fiamma serve partire da se stessi.
Questo è il trucco indispensabile in amore, semplice da dire anche se in certi casi è molto difficile da realizzare.
Guardare quanto amore c’è in se stessi per la propria vita e quanto ce n’è per l’altra persona.
Accusare il partner è lo sport più diffuso ma è solo una proiezione, destinata ad esacerbare l’atmosfera.
Per ritrovare la voglia dello scambio emotivo che accompagna il sentimento dell’amore serve solo partire da se stessi.
Infine, se nemmeno questo funziona dopo avere scartato l’aiuto dello specialista, allora si cambia senza rimpianti.
L’amore è stupendo ma non è detto che sia eterno.
Di certo non deve essere sofferenza.
Quello è scritto nelle tragedie o insinuato nei film
Nella realtà quando l’amore finisce davvero, si deve voltar pagina.
Se poi, nemmeno questo riesce, allora entra in gioco un altro tipo di problema, di cui è meglio che tratti più avanti.
Oggi cerchiamo di viverci il presente, con momenti d’amore vero, di quello che travolge, di quello che è scambio di emozioni tra due persone, dell’amore che subito non capisci e che invece poi riesce a cambiarti l’umore, l’appetito, il sonno e persino i tratti del viso.
E che ti fa star bene, semplicemente.
Alfredo Rapaggi