La libertà nell’opera “Carmen”

Anni fa avevo estrapolato una frase dal libretto su cui Bizet ha composto la famosa opera lirica e l’avevo usata per coniare il termine “complesso di Carmen”.
La frase era quella della romanza “l’amour est un oiseau rebelle” che in apparenza sembra una sfida a vivere l’amore anche se quello è imprevedibile.
In effetti i due principali protagonisti dell’opera pare che ricalchino l’Es  e il Super-Io freudiani: la zingara che vuole amare senza regole, come un uccello ribelle appunto, e il militare che pretende il rispetto rigoroso di una parola data, trasformando l’amore in un patto eterno.
Non sono così appassionato di opere liriche da sapere se sia più importante il testo o la musica.
Certo che quando sento la voce della Callas il testo non lo seguo e non m’interessa più.
Ma un giorno, durante uno psicodramma analitico, la protagonista insisteva sulla sua difficoltà a trovare l’uomo con cui vivere finalmente una bella storia d’amore. C’è stato un blocco abbastanza lungo, un silenzio imbarazzato che temevo sfociasse in uno dei due estremi: razionalizzazione o prematura catarsi.
Avrebbero rovinato il lavoro fatto fino a quel momento. Serviva una musica, meglio, una metafora in musica.
In un lampo ebbi un’associazione con quella romanza di Bizet (habanera). Nella mia mente sentii distintamente le parole: “se tu non m’ami ebben io t’amo, ma se m’ami devi tremar per te.”
Ecco, la via del simbolico si dimostrò percorribile e risolutiva per quella situazione.
Non puoi trovare l’amore reale se quello che immagini è impossibile, se ami che non ti ama o se chi ti ama deve aver paura.
L’amore non può essere sofferenza, anche molto spesso lo è di sicuro.
Quando è sofferenza appartiene alla sfera delle nevrosi, dei conflitti psichici. Appartiene al mondo delle esperienze tanto diffuse quanto poco auspicabili.

L’amore libero non è quello del militare che rivuole la donna come fosse un oggetto di sua proprietà, né può essere quello di Carmen, che si diverte a sedurre chiunque senza badare ai danni che può provocare.
Come ho scritto in precedenza, penso che l’amore sia bello quando è uno scambio.
Se una persona idealizza un’altra, non c’è scambio.
Ci possono essere infinite sensazioni da brivido, perché la fantasia può procurarle anche più facilmente della realtà.
Ma se ciò che uno desidera non è uguale a ciò che desidera l’altra persona è un viaggio tutto individuale: non riesco a chiamarlo amore, è un’incompiuta.
Oppure è una delle facce nascoste di quello che Freud ha messo nel campo del sado-masochismo.
Penso che il simbolo del cuore sia in quella rientranza che lo contraddistingue e che fa pensare a due metà che si uniscono. Per il tempo che vogliono.

Lascia un commento