Suor Carla davanti a me ride, tenendomi per mano, mentre si rivolge alle mamme che vengono a prenderci a scuola.
Le mamme a loro volta sorridono, mi guardano con simpatia e me lo richiedono ancora più divertite.
“Cosa farai da grande”?
“Il cuoco”.
Non capisco cosa ci sia da ridere, io dico sul serio ma se questo è l’effetto, che mi guardino con simpatia, allora funziona.
Da quel giorno l’avrei tenuto come risposta per molto tempo.
Ma il futuro per un bambino è molto vicino al presente e alla fantasia. Il bambino parla del futuro solo se i grandi glielo presentano e cercano di portarglielo.
Di suo, vivrebbe il presente con serenità.
Per quel bimbo, nel primo dopoguerra, fare il cuoco voleva dire la garanzia di piatti squisiti che apparivano nel momento stesso in cui li desiderava.
Non è così per l’adulto.
In questa società l’adulto vive in mezzo a così tanti ostacoli nel presente, da essere tentato di scappare nel futuro per legittima difesa.
Ora, non dico che il futuro non esista e che bisogna fare, agire, pensare nel presente e basta, gettando sul campo il 200% di energia disponibile.
Una frase simile è da motivatore. E’ un’esagerazione, sicuramente efficace durante un meeting o diretta ad una persona che deve affrontare una prova particolare, o come spot, ma non serve per dare equilibrio ad una persona in difficoltà psichica.
Ci vogliono tutti e tre i tempi: il passato sono le radici che ci sostengono, il futuro sono gli obiettivi, i progetti, mentre il presente è il momento in cui si esprimono le emozioni, i sentimenti, i pensieri e le azioni.
Il presente è il tempo e lo spazio in cui ci si confronta con gli altri, attingendo dal passato e dal futuro.
Se non vediamo il futuro alla luce di quello che siamo il presente crolla, se non conosciamo il nostro passato il presente svanisce.
Perché?
Perché noi siamo la somma della nostra tendenza naturale (personalità di base) e di tutti i momenti che abbiamo vissuto fino ad oggi.
Per nostra fortuna le emozioni del vissuto, di tutto quello che abbiamo passato, possono essere riscoperte e rielaborate.
Le esperienze troppo negative possono essere convertite in nuove idee, in nuova energia.
Alla fine, noi faremo quello che siamo.
Semplicemente.
In questo momento molti pensano al futuro come si pensa quando si vuole uscire da una prigione e non si vede l’ora che si aprano le porte.
Avete presente che cosa succede in una calca di persone spaventate e agitate?
C’è ansia, troppa ansia davanti al calendario che fissa i giorni di futura libertà.

Volete sapere che cosa succederà domani?
Facile.
Chi non placherà la propria ansia diventerà più egoista del solito; così starà peggio, non riuscirà a riordinare le idee e faticherà a fare qualcosa di utile; inoltre contribuirà al peggioramento della situazione generale, che gli si ritorcerà contro, come ovvio.
Chi cercherà di restare tranquillo, evitando di farsi sommergere dalle notizie bombardate ogni giorno, potrà fermare l’attenzione sugli ostacoli che è riuscito a superare nel passato e su ciò che è oggi, progettando su questa base il suo domani.
Se qualcuno pensa di non riuscire si faccia aiutare: meglio un aiutino oggi che una caduta domani.
Disse il saggio.