Una coppia che d’estate rischiava di scoppiare

una coppia che d’estate rischiava di scoppiare

Nel mio studiolo periferico oggi c’è più caldo dei già troppi gradi segnati dal termometro.
Una coppia di bravissimi ragazzi, maschio e femmina, è sul punto di scoppiare, come si dice in gergo.
Conducono insieme un’attività turistica, come tanti nella riviera, ma più presto del solito è arrivato lo stress esagerato che normalmente li affligge a fine stagione.
In questa riflessione, che sarà breve anche perché il tempo per loro è d’oro più che mai, metterò l’accento su di un solo punto.
Dal loro racconto toglierò ogni altro elemento che non porti al miglioramento immediato che mi hanno chiesto.
Dunque non è importante in questo momento ragionare sul perché si sono incontrati e dell’influenza delle rispettive famiglie sulla loro unione; né avrebbe senso disquisire sui loro caratteri acquisiti, o sulle loro fantasie e sui loro sogni.
Prima e dopo questo momento li ritengo determinanti, ma ora proprio non è il caso.
Tutto il materiale che forma la psiche è molto importante ma adesso non ho la possibilità di esaminarlo e portare alla coscienza quello che in altri momenti sarebbe utilissimo, anzi indispensabile per stare bene.

E prendo questo esempio ma ognuno saprà come utilizzarlo per riflettere sul proprio rapporto di coppia.

Questi due “ragazzi” sono inviperiti e ognuno di loro porta ragioni praticamente inconfutabili.
Quello che non comprendono è che si tratta di ragioni fantastiche. ma individuali.
Ora il mio compito sta nel far loro vedere, in pochi minuti, di che cosa stiamo parlando esattamente.
Per comodità utilizzo un esempio a sfondo psicodrammatico.

Chiedo loro di mettersi seduti in parallelo, come se fossero sulla loro auto.
Quindi chiedo chi vuole rispondere per primo alla mia domanda.
Lei indica lui.
E questo per ora non lo interpreto.
Inizio:
“nella metafora che sto per presentare, questa vostra macchina è il simbolo della vostra attività e della vostra unione. Bene, lei che parte della macchina ritiene di essere?”
“il volante, perché io guido”
La ragazza fa una smorfia di leggero compatimento ma non interrompe. Ricordo infatti che era stata lei a decidere che fosse lui a parlare per primo. Quindi aveva dimostrato che nella coppia guidava lei e lui lo accettava.
Ma ripeto: io non interpreto per ora, e lei non interviene.
Mi rivolgo quindi alla ragazza e le faccio la stessa domanda.
“io sono il motore” risponde con determinazione “se mi fermo io si ferma tutto”.
Guarda il partner con orgoglio e aria di sfida. Lui risponde che se il motore va anche a mille ma chi guida è ubriaco la macchina si sfascia e tutto finisce lì.
Lei sta per ribadire ma io intervengo prima che riprenda la lotta.
“un momento, la macchina non ha solo le due componenti che avete citato. Quelle sono certamente molto importanti, anzi ognuna delle due è basilare ma ne esiste una terza indispensabile.
Dunque, mettiamo che sia vero il ruolo che ognuno si è dato, e cioè che lei sia il motore dell’azienda e che lui sia la guida, più o meno aiutato da lei. E’ corretto?”
Aspetto il loro consenso perché è importante che entrambi valorizzino l’altro, ne riconoscano la funzione positiva e lo sentano come una componente essenziale dell’azienda-famiglia.
E’ importante ma purtroppo non sufficiente a risistemare il rapporto.
Ecco appunto il terzo elemento, quello mancante, il trait d’union che serve in questo preciso momento.
Riprendo.
“Avete ragione entrambi a dire che se il motore va a mille ma chi guida è ubriaco la macchina può andare a sbattere. E anche che se chi guida è lucido ma il motore si ferma diventa dura arrivare al traguardo. Sono due elementi molto importanti ma a ben vedere non indispensabili. Infatti non tutti gli ubriachi portano la macchina fuori strada. E d’altronde se il motore si ferma basta avere un cavo da traino e anche un asino può trascinare la macchina da qualche parte.”
Ragiono sui paradossi superando il loro stupore, per valorizzare il terzo elemento: le ruote.
“ciò che rende davvero speciale le vostre capacità è la collaborazione. Nella metafora della macchina sono le ruote. Le ruote prendono la potenza del motore e la precisione della guida e fanno andare la macchina.
Se le togliete o le sgonfiate siete davvero a terra.
Le vostre potenzialità valgono solo se collaborate.
In questo contesto, le vostre belle caratteristiche non hanno più valore se usate in modo unitario. Ognuno per sé è un bel motto ma non per quello che volete fare voi.
Le ruote sono la vostra voglia di lavorare insieme. Trattatele bene.
E naturalmente ci rivedremo a fine stagione per riprendere un lavoro decisamente più profondo e più duraturo.

 

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