Seduzione e amore

E’ nella convinzione comune che sedurre sia l’insieme di gesti che accompagnano l’innamoramento, perciò chi legge il titolo può pensare che desideri trattare di due parti di un unico grande evento: amare.
Non è esattamente la mia intenzione, anche se c’è chi sostiene che il contrario dell’amore sia pur sempre una forma di amore.
So di addentrarmi in un ragionamento che ha confini sottili tra un aspetto e l’altro, ma ci devo provare perché ricevo sempre più di frequente dimostrazioni della confusione che c’è riguardo all’amore.
Viene confusa la pulsione naturale a godere dell’amore con il meccanismo di difesa che sembra amore ma che invece ripara dall’amore negato nell’infanzia. La confusione nasce dal fatto che la sostanza del sentimento è la stessa. Varia solo la sua evoluzione. Come un diavolo nella tradizione cristiana è un angelo che si è ribellato, così l’odio inconscio dell’adulto è amore che si è capovolto.

Lo psicoanalista si trova nel punto più preciso e complesso per osservare i sentimenti umani: un punto in cui non si è trovato mai nessun altro nella storia: né uno sciamano, né un sacerdote egizio, né un filosofo greco, né un prete cristiano, né un guru. Posso dirlo con sufficiente cognizione di causa perché nessuna di queste figure ha mai considerato l’importanza dell’inconscio come la considera la psicoanalisi, da Freud in poi. Prima di Freud l’inconscio era un’ombra di cui nessuno sapeva i contorni, e men che mai sapeva come portarlo alla luce.
Freud, con la teoria dell’inconscio, ha aperto un portone sulla psiche umana, sulle emozioni che muove, sui sentimenti che controllano o liberano le emozioni stesse, sui pensieri che le giustificano o le esaltano e infine sulle relazioni che ne conseguono.  Il suo pregio principale penso sia stato quello di riuscire a mantenere sempre la rotta in questo grande mare, correggendo gli sbandamenti inevitabili che ogni tanto faceva. Sull’amore per esempio si può essere molto sintetici e chiari o estremamente confusi.
E’ chiara la visione biologica: il bimbo ama la mamma che lo nutre, lo cura, lo protegge mentre lo accompagna alla vita.
Verso i due/tre anni il maschio inizia ad amare la mamma in quanto femmina. Lo fa perché segue l’istinto e le caratteristiche del suo apparato sessuale, il quale è acerbo rispetto alla possibilità riproduttiva ma sensibile e capace di provare piacere.
Verso i due anni la bimba inizia ad accorgersi del padre e ad amarlo in quanto maschio, per lo stesso motivo biologico del bimbo verso la madre, anche se con carica e modalità differenti.
Semplicissimo, spiegabile in poche righe e dimostrato da migliaia di testimonianze.
Man mano però che la pulsione naturale si scontra con la cultura genitoriale e dell’ambiente successivo, le cose si complicano e nascono conflitti la cui gravità dipende dalla differenza tra pulsione e natura, dalla durata dei conflitti stessi, dalla stabilità dell’ambiente, dal modo che i genitori (e altri familiari) hanno di esprimere i loro sentimenti e da ogni altra relazione necessaria.
Volendo restare nell’ambito del nostro titolo, consideriamo ora l’importanza che assumono i meccanismi di difesa durante il periodo della formazione della personalità, quando i bimbi non possiedono ancora la capacità di svolgere interi percorsi logici. A quell’età non sanno spiegarsi perché il genitore che guardano con tanto amore si disinteressi a loro, o peggio li tratti male; non capiscono perché abbiano fatto arrivare un altro figlio o figlia a prendere uno spazio affettivo già troppo angusto; non si danno ragione del fatto che il fratello o la sorella più grande sia così aggressiva o dispettosa o pericolosa.
A quell’età si difendono come possono, d’istinto, usando ora un sistema ora un altro, secondo la loro tendenza naturale o secondo quello che vedono nell’ambiente. Una difesa è trasferire indifferenza e aggressioni su altri bimbi, ovviamente più deboli; una difesa è rifugiarsi nella fantasia di un mondo più bello, di un paradiso; una difesa è negare che sia vero quello che si sta vivendo; una difesa è attirare l’attenzione ammalandosi oppure facendo azioni che chiamano una punizione; una difesa è fare gesti di seduzione così potenti da non poter essere, teoricamente, ignorati. Eccetera.
In tutti questi casi c’è un conflitto tra l’obiettivo naturale, avere attenzione, cura, amore, e l’obiettivo derivante dai rifiuti patiti: restituire la rabbia e liberarsi del dolore.
Diventati adulti, quella bimba e quel bimbo continueranno a difendersi anche in assenza dei loro involontari aggressori, genitori e parenti, in modo automatico, per il semplice fatto che il cervello ha imparato quel certo schema e continua ad applicarlo senza il comando cosciente del soggetto.
Sarà così finché non interverrà qualcuno o qualcosa in grado di smuovere quei meccanismi che si sono, come dire, inceppati; di riportare quelle che sono diventate ottuse resistenze alla loro funzione di utili difese della psiche.
Questa è la funzione che svolge l’analisi, quando il caso, dettaglio basilare,  non supera il confine che separa le nevrosi dalle psicosi.
La componente automatica e inconscia deve diventare volontaria e cosciente, attraverso l’accettazione e l’interpretazione del transfert, almeno quanto basta per provocare comportamenti meno conflittuali.
Prendiamo una persona che abbia selezionato, inconsciamente, il meccanismo della seduzione come sistema di difesa privilegiato. Ne utilizzerà anche altri.  Per esempio la proiezione sarà un altro tra i preferiti, che però potrebbe portare a conseguenze più gravi, ma ne scriverò un’altra volta.
La persona che usa la seduzione come difesa è convinta di trasmettere solo il desiderio positivo di amare ed essere amata e non si spiega perché riceva spesso risposte d’indifferenza o addirittura aggressive. Non se lo spiega, vede aumentare il suo rancore e lo giustifica ritenendo d’essere stata trattata ingiustamente. Lei, così tenera e amorosa, come certamente era da piccola, che viene ora schiaffeggiata, in modo simbolico e non, dal primo deficiente, stronzo, insensibile, violento eccetera eccetera. I toni cambiano in proporzione alla gravità del conflitto, che può andare dalla nevrosi alla psicosi, a seconda dei danni psichici subiti e dalle conseguenze chimico-meccaniche sul cervello.
E’ chiaro a questo punto che la seduzione come difesa, cronicizzata in resistenza, non è amore, è desiderio di possesso, semmai. Non è amore ma desiderio di potere sull’altro. Anche se il soggetto crede sinceramente che sia amore, e soffre veramente per le reazioni che gli arrivano, non è amore, non è scambio amoroso.
So di descrivere una situazione dolorosa, o molto dolorosa, ma è il quadro reale è questo e la prima mossa per cambiarlo è riconoscerne la validità. Non si cambia una situazione che si nega.
La seduzione usata come difesa, cronicizzata in resistenza, è intenzione cosciente di amare, questa sì, ma è anche pulsione inconscia ad odiare chi non si può possedere. E’ desiderio e insieme repulsione. Contiene l’uno e l’altro sentimento e la sua evoluzione è strettamente connessa al prevalere di uno o dell’altro.

(alfredo rapaggi)

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