Do per scontato che il lettore sappia che asma e attacco di panico siano sintomi a base psicosomatica, poiché oggi ne parlano anche le riviste più diffuse e meno specialistiche, quelle a portata di tutti. Forse è universalmente conosciuto anche il significato di psicosomatica: un sintomo o una serie di sintomi fisici che derivano da conflitti irrisolti di tipo psichico.
La psicosomatica può essere definita partendo dal sintomo fisico, quindi come medicina psicosomatica, oppure partendo dalle cause psichiche, e in questo caso è da inserire nel campo della psicoanalisi.
Nella confusione che caratterizza le professioni di medico e psicoterapeuta/psicoanalista su questo tema, si muovono con difficoltà i media e ancor di più i pazienti che cercano una soluzione.
Il taglio medico lo si vede subito dal fatto che parte descrivendo il sintomo fisico e pur proponendosi di descrivere la causa psichica finisce per farne un breve accenno per poi dilungarsi sulla fisiologia, sul funzionamento degli organi del corpo.
Ovviamente il più delle volte la cura finisce per essere un farmaco che agisce sul sistema nervoso autonomo e ne controlla l’attività.
Il taglio psicoanalitico mette solo un minimo d’attenzione al sintomo perché lo considera passeggero e soprattutto mutevole; infatti una determinata causa può provocare sintomi diversi per qualità, quantità e gravità anche nell’arco di tempi ristretti.
Ne consegue che la cura psicoanalitica sia più lunga e impegnativa perché chiede al soggetto di riprendere in mano la propria vita partendo dagli elementi che l’hanno condizionata al negativo.
Beh, sembra facile a dirsi, ma quando si passa dalla teoria alla pratica, cioè dalla conoscenza teorica più semplice alla necessità di mettere in atto comportamenti che portino al proprio cambiamento, allora si spegne la luce.
Cosa bisogna fare per guarire? Che strada percorrere?
Prendiamo ad esempio l’attacco di panico.
L’attacco di panico è il terminale di sintomi d’ansia, cioè di fantasie inconsce fatte di previsioni negative su temi d’importanza vitale e procura come conseguenza fisica una specie di paralisi, la sensazione di non respirare, di non stare in piedi, di non poter fare l’azione che si stava per fare un attimo prima.
La persona si preoccupa del sintomo più evidente, sia perché spesso la costringe a rinunciare ad azioni che farebbe volentieri sia perché aumenta la sua insicurezza generale.
Ma pensiamoci, se un agricoltore vede che le foglie di un albero iniziano a seccarsi che fa: le colora di verde, le taglia, dà loro un ricostituente chimico, oppure intuisce che il problema è complesso e si preoccupa di conoscere che cosa sta succedendo nel tronco e alle radici per agire di conseguenza?
Ecco, similmente l’attacco di panico è formato da:
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un sintomo più evidente che interessa l’intero corpo;
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un sintomo più profondo che colpisce organi interni presidiati dal sistema nervoso autonomo, in particolare i polmoni (il primo movimento che fa una persona e si spaventa è quello di bloccare il respiro);
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una o più cause di tipo psicologico/affettivo nate durante il periodo della formazione della personalità.
Per conseguenza la terapia più adatta dovrebbe comprendere:
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una diagnosi completa, sul sintomo fisico e sullo stato psichico;
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in seguito alla diagnosi la decisione se intervenire con urgenza sul sintomo oppure no;
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la verifica se il paziente è psicologicamente favorevole o no al trattamento farmacologico;
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la proposta dell’appoggio bioenergetico; se il paziente sceglie la psicoanalisi, cioè d’intervenire sulle cause, va verificato se è fattibile, come appoggio, un lavoro bioenergetico che faciliti la ripresa della respirazione e del movimento fluido, senza dolorosi blocchi;
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la cura psicoanalitica; se non fosse possibile il lavoro bioenergetico, allora la strada della sola psicoanalisi resta la più valida per la soluzione più profonda e più duratura delle cause che hanno originato l’angoscia.
In Italia il paziente dovrà decidere se partire dalla conoscenza delle cause, e allora si rivolge ad uno psicoanalista (meglio se in grado anche di guidare il paziente negli esercizi di bioenergetica) oppure se partire e cercare di fermarsi al sintomo. In quest’ultimo caso può rivolgersi ad un medico che conosca la psicosomatica oppure ad uno psicoterapeuta non psicoanalista, altrettanto esperto di psicosomatica.