Premessa.
Scrivere di psicopolitica è per me una metafora che sostituisce, in parte, lo scrivere della psicologia e della psicoanalisi della vita familiareIntendo infatti la politica come la gestione di un insieme di famiglie con elementi importanti in comune. E ritengo che tutti, compresi psicologi, e psicoanalisti, debbano guardare alla psicopolitica con simile attenzione.
Ho in mente una vignetta su Topolino anni 70 credo, ambientata nel parlamento di un paese immaginario. Il relatore sta esponendo un progetto di legge importante quando viene interrotto da un urlo veemente: mi oppongo. I colleghi si girano: perché? chiedono un po’ scocciati, “perché sono all’opposizione& é la risposta serafica e un po’ impertinente.
Allora ci risi sopra e pensai bonariamente: che scemo!. Ma in fondo era una vignetta umoristica non un trattato psico socio-politico.
Oggi non rido più alla stessa scena, forse perché la vedo realizzata seriamente in un parlamento vero, quello che fa le leggi anche per me e per ogni altro mio concittadino. Oggi vorrei ancora usare quell’espressione in modo buffo “che scemo” mentre sorrido e volto la pagina; vorrei ancora guardare con gli occhi e sentire con le orecchie del ragazzo che crede in un mondo magico, dove i padri, quelli della patria e quelli delle famiglie, sono buoni e proteggono i figli dai pericoli. Lo vorrei, oggi, ma mi è sempre più difficile.
Faccio un altro esempio.
Mi piaceva Grillo quando usava la satira per mostrare i difetti dei potenti: mi faceva ridere e insieme riflettere. Non solo ridere, questo era il suo bello. Si vedeva chiaramente che era arrabbiato (è un ragazzo emotivo e lo scrivo con simpatia) ma aveva la capacità di trasformare lo scontento suo e del pubblico in risate e contemporaneamente in occasioni di critica intelligente. Dunque una rabbia che arrivava dritto allo scopo senza però fare e procurare del male.
Come scrive anche Freud ne “I motti di spirito”: si possono far passare sentimenti come la rabbia attraverso una battuta, in modo che diventino accettabili per se stessi e per gli altri.
Per un periodo lo persi di vista, Grillo, non ricordo perché.
Lo ritrovai una sera in uno spettacolo a Rimini, una sera in cui avevo tanta voglia di gettarmi il mondo alle spalle e riprendere la strada con rinnovato coraggio. Uscii deluso, scuotendo la testa: mi aveva fatto arrabbiare senza farmi divertire. Grave errore. Mi sentivo truffato perché avevo pagato il biglietto per vedere e ascoltare lo spettacolo di un comico non il comizio di un politico di tipo “bowling” (più avanti spiegherò). Ammisi che tra le cose che diceva ce n’erano diverse che avrei certamente potuto condividere ma il modo me le rendeva indigeste.
Il modo di esporre é più importante del contenuto, ormai lo sanno tutti i comunicatori.
Un’esposizione aggressiva muove l’aggressività che si annida nell’inconscio di ogni persona: è una provocazione diretta, non mediata. Una provocazione che si associa con i desideri di aggressività dovuti a vecchie esperienze delle singole persone e che può essere spostata su obiettivi presenti, anche se diversi da quelli originali. Anzi, preferibilmente diversi.
La proiezione sugli altri di emozioni disturbanti l’inconscio è una modalità di difesa psicologica, usata fuori tempo, che dovrebbe avvenire in contesti controllati, come quello psicoanalitico.
Lì, attraverso l’analisi del transfert, la persona può esaminare le proprie proiezioni, cercarne l’origine e liberarsene appena possibile.
Fuori da una simile contesto, l’aggressività inconscia proiettata all’esterno produce un mondo di sospetti (paranoie) che inducono il soggetto a vivere in costante allarme, pronto ad aggredire chiunque possa rappresentare un ipotetico pericolo.
Le persone che vivono simili situazioni sono il bersaglio preferito delle manipolazioni di chi aspira ad un potere facile, acritico, privo di sostegni razionali.
Ecco perché non posso più ridere se un comico passa dal suo ruolo di uomo di spettacolo a politico della contestazione. La satira permette di sdrammatizzare, di liberarsi dei fardelli del rancore riservando le valutazioni personali e socio-politiche a momenti di riflessione ponderata.
Nell’informazione e nei ragionamenti devono trovar posto certamente anche la critica e la contestazione, ma in forma totalmente diversa, perché in un parlamento democratico maggioranza ed opposizione dovrebbero lavorare in due modi, anche contrari, per amministrare bene i cittadini.
Quindi gli sketch sono una cosa, gli spot sono tutt’altro.
Gli spot politici dovrebbero rappresentare solo i riassunti, studiati e controllati, da usare in cortei di protesta, o in altri contesti di massa in cui è impossibile che il singolo possa fare un intervento ragionato.
Gli sketch sono spettacolo comico.
Anche se entrambi usano l’impatto emotivo per avere l’attenzione della persone, qualcosa cioè di molto più immediato e potente del pensiero, restano differenti.
Le emozioni sono essenzialmente di tre tipi: possono esprimere piacere, oppure dolore, oppure rabbia a seconda degli stati in cui la persona si trova.
Se una persona non ha quello che vorrebbe facilmente si arrabbia.
Se perde un elemento affettivamente importante prova dolore.
Se ottiene quello che vuole prova piacere.
All’infuori di questo breve elenco di emozioni e dei due sentimenti essenziali che sono odio e amore, possono esserci solo parole dovute a tentativi di abbassare l’impatto di una certa emozione su se stessi o sugli altri. Per esempio, si può dire di provare dispiacere invece di dolore, oppure di essere contrariati o scocciati invece di arrabbiati, o ancora di sentire soddisfazione o gioia invece di piacere, ma siamo già nel campo delle elaborazioni della mente, di azioni di difesa della parte cosciente.
Dunque, esprimersi attraverso le sole emozioni sarebbe semplice, la cosa più naturale, efficace e semplice della vita. Se non ci fossero state censure durante la formazione della personalità.
Un gruppo di censure può portare al meccanismo di difesa della proiezione e alla conseguente azione manipolatoria: l’utilizzo degli altri come utopico tentativo di liberare se stessi.
In seguito a queste considerazioni psicoanalitiche, ho diviso i personaggi politici in due categorie che ho chiamato: tipo “bowling” (di cui ho accennato prima) e il tipo “lego”
“Il tipo “bowling” ha un solo obiettivo: buttare a terra i birilli che ha davanti. Possibilmente tutti e certamente ogni volta che se li ritrova in piedi. Demolire una costruzione, buttare a terra è la sua specialità, è quello che vuole e che sa fare. Egli non conosce il modo di metterli in piedi, non sa cercare pazientemente una posizione corretta per tenerli eretti, sa solo come buttarli giù.
E’ tormentato dall’impulso di vendicarsi per il male che ha ricevuto, nella realtà o nella sua fantasia.
E’ l’emblema del figlio che ha subito delle distruzioni affettive e ubbidisce alla pulsione di restituirle, anche sotto altre forme. E’ un figlio che non ha interiorizzato i sentimenti più importanti: la sensazione di essere protetto, la riconoscenza e l’amore per la famiglia.
E’ un figlio che non sa prendere il testimone dal padre, un figlio che per affermare se stesso demolisce il padre, anziché partire da lui e progredire.
E’ sottinteso che il male che gli è stato fatto può essere stato reale, anche se involontario, oppure può essere prevalentemente frutto della sua fantasia. O entrambe le cose: può essergli stato fatto subire uno shock (la nascita di un fratellino/sorellina per esempio) e su questo la sua fantasia può aver costruito un mondo paranoico.
(Ovviamente vale anche nel rapporto figlia-madre).
E non importa se poi un tipo simile sarà capace di generare a sua volta dei figli: non è una dimostrazione sufficiente che sarà un genitore positivo poiché la riproduzione fisica può avvenire in qualunque condizione psichica.
Desidero sottolineare invece che si tratta di una categoria più numerosa di quanto non si pensi e che non è esclusiva della classe politica Lasciatelo dire ad uno psicoanalista che oltre a seguire molto da vicino i tormenti delle persone, a cui si lega affettivamente (come un genitore) attraverso il transfert, accompagna alla specializzazione un certo numero di allievi-figli ogni anno e ne osserva le reazioni successive.
Chiarisco. L’affermazione della propria personalità è un diritto imprescindibile di ogni persona, è il passaggio necessario per affrontare la vita da adulti, quindi per raggiungere gli obiettivi a cui mira la tendenza naturale. In sintesi, per star bene con se stessi.
Ma se per affermare se stessa una persona deve demolire chi l’ha (o dovrebbe averla) “costruita” allora vuol dire che quest’ultima è ritenuta troppo grande, irraggiungibile e addirittura pericolosa.
In termini psicoanalitici, vuol dire che il “figlio demolitore” vive ancora sotto la pressione dell’angoscia di castrazione e soffre di un eccessivo complesso d’inferiorità nei confronti del padre.
La demolizione non servirà mai a far crescere la personalità del demolitore ma, al contrario, aumenterà il suo bisogno di far qualcosa di esagerato e distruttivo per sentirsi potente. La demolizione gli confermerà di non essere capace di raggiungere il proprio “genitore esempio” (nel linguaggio psicoanalitico “ideale dell’Io”) e di superarlo con la sola forza della propria personalità naturale.
L’operazione che fa il politico “bowling” è quella di provocare l’alleanza e il sostegno di altre persone con tratti simili, al simbolico grido di “demoliamo il padre”. Ovvero: “aiutatemi a fare quello che da solo non riesco a fare”. Ma forse chiede qualcosa di più, tipo: “prendete voi la responsabilità di uccidere il padre che io non riesco ad uccidere”.
Per contro il personaggio che ho chiamato “Lego” è un costruttore, in senso anche psicologico e affettivo ovviamente.
E’ uno che vuole progredire, che vuole far tesoro di quello che ha ricevuto per andare avanti, per fare ancora meglio. Che sa prendere il testimone da chi l’ha preceduto e aggiunge il suo impegno per arrivare al traguardo prefissato.
Egli mira ad aggiungere sempre nuovi mattoni-possibilità alla vita delle persone che amministra.
E’ l’emblema del figlio/figlia cresciuto in un ambiente sereno e motivante. Che ha superato l’angoscia di castrazione, cioè il terrore di essere severamente punito dal genitore dello stesso sesso per l’amore che prova verso l’altro genitore, durante la fase della formazione sessuale. Che è stato affettuosamente accompagnato verso l’obiettivo sessuale voluto dalla sua natura e ha proseguito la sua crescita senza ulteriori traumi.
Il tipo “Lego” ha quella pulsione di costruire che in natura corrisponde alla spinta procreativa, e la coltiva amorevolmente cercando di applicarla a tutti i settori della vita sua e degli altri. Non si accorge molto di chi vuole distruggere perché con questi non è in sintonia. E’ più facile che cerchi di evitarlo e risponda solo se è direttamente attaccato.
Faccio un esempio fuori dalla politica, lasciandovi il compito di comprendere l’abbinamento.
Quando ho avuto voglia di abitare lontano dallo studio ho trovato una casa in pietra, non proprio nuova, in collina. Il primo impresario edile che l’ha vista è stato perentorio: si demolisce e si fa una bella casetta nuova, con tutti i comfort moderni, conviene in tutti i sensi: economico, di tempo e di preoccupazioni. Credo abbiano detto così anche i successivi due o tre. Ad ogni sentenza però io provavo un senso di fastidio, sentimento misto di rabbia e dolore che sembravano fuori posto, visto che si trattava di una casa dove, per giunta, io non avevo mai vissuto. Ma l’idea di distruggere quello che altri avevano faticosamente messo in piedi, che avevano abitato, dove avevano passato momenti comunque emozionanti, che avevano fatto solida perché sfidasse le intemperie e gli anni, beh, davvero non era un’idea piacevole. L’ho, anzi l’abbiamo, ristrutturata. Con fatica ma anche con divertimento, perché ci ha chiesto di superare molti ostacoli, di essere creativi e pazienti. Però non so se si possa immaginare la gioia che provo oggi nel guardarla e nel viverla. I primi impresari avevano ragione a dire che ci avrebbe dato sempre dei problemi, ma non avevano considerato l’aspetto creativo della nostra decisione: dover trovare sempre una soluzione, costruire continuamente. penso sia uno dei lati più belli della vita.