So di non avere lo spazio per trattare in modo completo l’argomento, ma desidero rimediare ad una lacuna piuttosto grande che vedo nelle cronache di questi giorni, quindi provo a rispondere alla domanda del titolo. Vorrei sapere dove nascono guerre e terrorismo. Non qual è la causa finale, l’ultima scintilla, ma dove ha origine il problema perché solo così posso provare a risolverlo. E’ il metodo psicoanalitico, che infatti trovo molto interessante. L’elenco degli atti terroristici e quello delle guerre credo che lo conosciate tutti. E molti di voi avranno anche letto, insieme alle tragiche cronache a cui spero non riusciate ad abituarvi, i commenti dei più autorevoli opinionisti. L’ho fatto anch’io, spaziando su giornali italiani e francesi sui fatti di questi giorni, e ho visto quante ipotesi sono state scritte. Lasciando perdere quelle estremiste, che per definizione hanno poca obiettività, le altre si perdono nella ricerca di cause sociali, culturali e religiose che possano giustificare in qualche modo la violenza. Con risultati scarsi, ottenuti da idee confuse da parte di giornalisti normalmente capaci di scrivere con chiarezza. Bisogna pensare allora che la confusione nasca, o dall’ignoranza sulla formazione di quei sentimenti personali che portano a gesti esasperati o dall’ipocrisia di chi scrive.. Sul primo punto andiamo a logica. Se il problema è di tipo sociale significa che si è formato quando l’individuo era nell’età tipica delle prove di relazione, cioè in quella che Freud ha chiamato la fase di latenza (o sociale appunto) Ora non sto a disquisire sule teorie della psicoanalisi relazionale e simili perché lo spazio davvero non lo permette, e poi perché in questo caso trovo più corretta la teoria psicoanalitica classica. In sintesi, anche se la vita dell’essere umano è si forma sulle prime relazioni, dalla mamma in poi, la parte che riguarda l’accettazione dei codici gruppali, cultura, religione modalità di comportamento, questa parte ha un’età caratteristica (latenza) in cui la mente è particolarmente pronta ad assimilarli. A quel punto però il resto del carattere, quello che interessa i sentimenti principali di amore, odio, invidia, tenerezza, vendetta ecc.. è già formato. images (1)Prova ne sia che i pazienti con disturbi psichici a causa più antica sono quelli a psicodiagnosi più seria e sono quelli in grado di esprimere i sentimenti più forti con maggior vigore e spesso senza controllo. Dunque la componente sociale che può indurre un individuo già formato, cioè adulto, ad atti di terrorismo o di guerra può essere paragonata alla classica “goccia che fa traboccare il vaso” dei suoi sentimenti già turbolenti e confusi. Perché allora i nostri bravi commentatori non tengono mai in considerazione questo aspetto individuale e cercano le ipotesi più disparate altrove? Ho detto che i motivi possono essere due: la mancanza d’informazione riguardo la formazione della personalità, e di questa abbiamo appena parlato, e l’ipocrisia del commentatore. L’ipocrisia è considerabile in psicoanalisi come un meccanismo di resistenza automatico e inconscio che serve a non vedere le parti più brutte e intollerabili di sé, quelle involontariamente interiorizzate da comportamenti malvagi dell’ambiente formativo e presentare la facciata più accettabile dall’ambiente in cui si vive. Ecco allora che diventa facile, stando nella cultura occidentale, mostrare gli aspetti deleteri di un’altra cultura. Anche senza arrivare agli estremismi di chi manderebbe tutti i diversi al rogo, ho notato infatti nei commenti molte delle sfumature che servono ad indirizzare il lettore verso la tesi che colpevolizza lo straniero, straniero in senso religioso e culturale. Non lo trovo scientificamente corretto. Perciò riassumo Non si possono cercare le cause del terrorismo solo nella cultura, nella religione e nella crisi economica del momento perché la stessa cultura, la stessa religione e la stessa crisi è vissuta contemporaneamente da migliaia o milioni di altre persone che non vanno in giro ad ammazzare. Chi commenta fatti di terrorismo o di guerra deve dividere il fenomeno in due parti. Una parte che riguarda la formazione della personalità individuale e una parte che invece attiene al sociale. Ma le due componenti non possono viaggiare separate poiché entrambe compongono la personalità, insieme alla tendenza naturale. La personalità inizia da una tendenza naturale e si consolida o si distorce nella prima parte della vita, cioè innanzitutto nella famiglia. E’ la famiglia che può rispettare o meno la tendenza naturale. E’ la famiglia il contenitore dei primi sentimenti, quella che dà gli esempi di vita che i figli porteranno sempre incisi nella loro personalità, che può amare o creare rancore; che può esasperare o moderare i comportamenti. I figli arrivano a conoscere il sociale nella fase di latenza, quando i giochi affettivi più importanti sono già stati completati e hanno già formato degli schemi ripetibili.. Il fatto che spesso ci se ne accorga quando sono grandi dipende dall’attenzione, spesso scarsa e disinformata, che genitori ed educatori danno mentre li vedono crescere. Il fatto che i giornalisti se ne accorgano e se ne stupiscano quando i figli cresciuti diventano terroristi, oppure politici cinici o crudeli, ecco, quello dipende dal complesso di meccanismi di resistenza, ripeto automatici e inconsci, che abbiamo riassunto nel termine ipocrisia.