Speriamo che la critica serva finalmente, questa volta, visto che viene da una tribuna di prestigio e da una voce autorevole in campo internazionale. La conclusione, che riportiamo qui sotto. termina con una raccomandazione al governo del Regno Unito
Gli studiosi riunitisi a Devon si appellano alla politica affinché riveda le priorità della spesa sanitaria e «smetta di considerare utili pratiche come la CBT (in italiano sono le terapie cognitivo comportamentali) che sembrano poco costose e veloci» ma si sono rivelate a conti fatti «una perdita di tempo e uno spreco inutile di denaro».
Speriamo che vada verso la soluzione la disputa tra chi, come noi, sostiene la netta superiorità del metodo psicoanalitico rispetto alle terapie cognitivo comportamentali e chi sostiene il contrario. Chi ha sempre difeso il metodo comportamentale, poi cognitivo comportamentale, è stato il mondo accademico perché in quel metodo vedeva la possibilità di applicare la ricerca fattibile appunto in università. Chi ha sempre difeso il metodo psicoanalitico, o i vari metodi da questo derivati, appartiene al modo della libera professione dove è l’osservazione di ogni singolo paziente, delle sue resistenze, del suo transfert affettivo e dei suoi progressi sono l’unico metro di misura. Insieme ovviamente alla supervisione per l’analisi del contro transfert.
Ma ecco l’articolo che riporta la notizia
Fonte mediciitalia.it
«CBT is a scam and a waste of money!».
Non ha usato certo giri di parole Oliver James, autorevole psicoterapeuta inglese che ha presentato le sue tesi sulla terapia cognitivo-comportamentale nel corso del prestigioso Limbus Critical Psychotherapy Conference, tenutosi nei giorni 1 e 2 novembre 2014 nei pressi di Devon (UK), incentrato sul tema: “Sfida alle terapie Cognitivo-Comportamentali. La sopravvalutazione della CBT”.
James in una successiva intervista apparsa sul Daily Mail il 10 novembre scorso, a valle della Conferenza tenutasi a Limbus, si è espresso in maniera molto dura nel definire l’utilità delle terapie cognitivo-comportamentali (TCC in italiano; in in inglese CBT: Cognitive Behavioral Therapy), una delle forme di psicoterapia maggiormente praticate e diffuse al giorno d’oggi.
Autore di best seller, giornalista, presentatore televisivo e membro della British Psychological Society, Oliver James è uno dei più affermati terapeuti inglesi, e ha dichiarato senza mezzi termini che la CBT, nonostante sia oggi tra le terapie più alla moda: «non funziona».
Dalle ricerche più recenti è emerso che dopo 5 o 20 sedute di CBT i pazienti con problemi di ansia o depressione sembrano migliorare, ma due anni dopo ritornano nelle stesse condizioni dei pazienti che non avevano ricevuto alcun trattamento. «La ricerca scientifica» – ha detto James – «ormai ha dimostrato che la CBT non produce miglioramenti duraturi nei soggetti».
L’NHS britannico (National Institute for Health and Clinical Excellence, L’Istituto Nazionale per la Salute e l’Eccellenza Clinica del Regno Unito) ha emanato anni fa una serie di linee guida che in qualche modo sono state interpretate come tentativi per privilegiare, in alcuni i casi, i trattamenti CBT, ma ciò secondo James è dovuto al fatto che «il Governo britannico preferisce che si utilizzino trattamenti veloci e a basso costo anche se del tutto inutili per la salute dei pazienti». Le persone con problemi di salute mentale – sempre secondo James – sono vittime di una terapia “truffa” che sta facendo sprecare ingenti somme di denaro pubblico, per questo il Governo britannico dovrebbe secondo questo studioso dirottare i finanziamenti su altri tipi di ricerche.
I pazienti vengono «tratti in inganno» perché il cambiamento a breve termine offerto dalla terapia cognitivo-comportamentale (CBT) non ha un beneficio duraturo, ha aggiunto ancora Oliver James.
Il dottor James ha citato a questo proposito un’autorevole studio sui trattamenti CBT effettuato dal professor Drew Weston e colleghi, pubblicato nel 2004 e l’anno successivo tradotto in italiano “Lo statuto empirico delle psicoterapie validate empiricamente: assunti, risultati e pubblicazione delle ricerche” (Psicoterapia e Scienze Umane, 2005, XXXIX, 1: 7-90) nel quale, «Weston ha dimostrato che due anni dopo il trattamento con terapia cognitivo-comportamentale, i due terzi di coloro trattati hanno avuto gravi ricadute o sono nuovamente tornati in terapia.»
Queste e altre evidenze empiriche hanno portato il dottor James a sostenere che «I metodi che vanno al di là dei sintomi e sono orientati ad affrontare il cuore della questione, come le terapie psicodinamiche, sono infinitamente preferibili alla CBT».