Psicoanalisi della coppia: “mi piaci come sei ma ti vorrei diverso”

E’ un paradosso che ho preso da una simpatica vignetta di Altan, maestro di psicologia spicciola ma efficace.
Ma soprattutto è una frase che viene ripetuta in mille modi diversi, prima indiretti e simbolici poi diretti e reali, nelle relazioni tra partner. Una frase che viene riportata in altrettanti modi, metaforici e non, nella psicoanalisi della coppia.
Allora cerchiamo di capire perché una persona intelligente, che se legge un fumetto del genere ride perché ne comprende la contraddizione poi però lo riporta lui stesso, seriamente anche se con parole diverse, nella conversazione con la persona che dice di amare. Vorremmo sapere per quale motivo una persona che pensa “ma che scemo quello”, riproduce la stessa situazione paradossale in un ambito così importante come quello del suo ménage.
“Caro imprescindibile inconscio, eccoti di nuovo protagonista” direbbe forse Freud.
Infatti bisogna ricorrere alla psicoanalisi per capire come la logica tipica del pensiero arrivi a mettersi in opposizione ai desideri più naturali e alle più spontanee emozioni, uscendone spesso perdente.
L’inconscio ha obiettivi diversi da quelli della coscienza: vuole riempire i vuoti affettivi e permettere che ogni pulsione trattenuta, censurata e rimossa, abbia una sua scarica soddisfacente.
L’inconscio è la sede delle emozioni rimosse, dunque di quelle che non hanno potuto trovare uno sbocco, non è la sede della logica che caratterizza la realtà.
“Mi piaci come sei ma ti vorrei diverso” è perfettamente in linea con la modalità inconscia di chi ha idealizzato una figura “primaria”, ovvero una serie di comportamenti, forse solo intravisti ma certo desiderati nella prima infanzia, capaci di soddisfare i suoi desideri più semplici e più necessari. Di chi ha sofferto della contraddizione tra i desideri della propria natura e quelli dell’ambiente a cui ha dovuto adattarsi. Di chi poi, da adulto, incontra una persona che ha caratteristiche simili a quelle del suo ideale e altre caratteristiche che invece soddisfano prettamente la propria tendenza naturale.  E ovviamente se ne innamora, unendo tra loro la spinta a riavere ciò che ha avuto solo in parte e ciò da cui vuole separarsi per ritrovare se stesso.
“Mi piaci come sei ma ti vorrei diverso” è l’espressione più chiara del conflitto tra ciò che vorrebbe la tendenza naturale e ciò che ha preteso l’ambiente familiare.
L’adulto deve sapere che in gran parte è la riproduzione del carattere dei suoi genitori, dei fratelli e delle altre figure che l’hanno condizionato quando si stava formando la personalità. Che per altra parte è personalità o tendenza naturale. Che infine porta in ogni rapporto d’amore e di coppia i suoi conflitti più antichi.
E allora la soluzione è molto più semplice, a dirsi, di quanto non sembri.
Ciò che ha preteso l’ambiente familiare viene ricercato e proiettato spesso nel partner adulto, facendo di questo un obiettivo scontato della propria ribellione (previo conquista dolcissima).

Ciò che appartiene alla tendenza naturale al contrario, resta nei tentativi di affermare se stessi da grandi.
Secondo la logica della coscienza non varrebbe la pena consumare energie per continuare a combattere contro i fantasmi di quei familiari che ci avrebbero fatto del male. Una volta raggiunta l’età adulta non sarebbe logico continuare a soffrire per qualcosa che è stato nell’infanzia.
Il condizionale è d’obbligo però, perché la vita infantile è parte integrante dell’adulto: è parzialmente nascosta, a volte totalmente nascosta alla coscienza dell’adulto ma come ogni fondamenta è una componente necessaria della personalità finita.
Il conflitto è il vero corrosivo della coppia e poco riesce a fare la volontà di proseguire, di aggiustare il tipo di “linguaggio” tra i partner: vale invece molto di più scaricare il rancore nel grande oceano della prassi psicoanalitica e usare intelligenza e costanza per portare a termine la rielaborazione che offre la stessa psicoanalisi nella fase ricostruttiva.

 

 

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