PIACERE E ANGOSCIA DELLA LIBERTA’

 

Ha prenotato lui, l’ha fatto anche per lei. E’ entrato per primo ed è andato dritto sul divano proclamando: “noi ci mettiamo qua”. Lei l’ha seguito con la rivista in una mano e la borsetta nell’altra, come a dire: “voi fate pure io intanto leggo”.
“Bene”, ho pensato, “hanno già spiegato tutto, ora sarà lui a disegnare il quadro della loro vita e a prendere la decisione ufficiale.”
Ma lei non pareva davvero sottomessa, di certo lui lo credeva, di certo lui lo desiderava.
Una mamma che abitua il bimbo a stare sotto il suo controllo crea un uomo che vuole controllare la donna.
Beh, un uomo che in effetti è un bimbo nella sua sfera affettiva, ma che a volte fa cose anche da grande.
Infatti ha pensato d’essere grande quando ha preso appuntamento dallo psicologo, quando ha deciso la posizione anche della donna, quando ha tracciato lui la situazione, incurante di quello che poteva pensare lei in quel momento e quando alla fine mi ha guardato soddisfatto mal celando la propria angoscia.
Aveva paura dei silenzi e li riempiva subito con parole vuote, frasi ripetitive da venditore vecchia maniera. Se parlavo io m’interrompeva per darmi ragione con enfasi: un classico paradosso di cui evidentemente pensava fossi all’oscuro.
Con la vecchiaia sono diventato un po’ permaloso su questi dettagli. Quando capisco che una persona vuole aggirarmi svalutando le mie conoscenze reagisco, almeno mentalmente.
Un vecchio ha una così ricca casistica in testa che può anche perdere parti di memoria, ma certi capisaldi gli restano chiarissimi.
Almeno finché è in grado d’intendere.
Dunque ho provato a sollecitare, leggermente e idirettamente, la donna ad uscire dal suo guscio. 
Un guscio in cui l’aveva messa lui, o meglio un lui precedente a questo, che l’aveva protetta, fin troppo, forse pure da se stesso, abituandola ad accettare le conseguenze anche negative dell’eccessiva protezione.
Un papà che abitua una figlia a fidarsi solo della sua protezione, anche se finirà per deluderla avrà creato una donna incline a fidarsi troppo della protezione di un uomo.
Ed eccole qua, ora, due persone desiderose di essere finalmente libere, unite dall’angoscia di separarsi.
La prima, di perdere il controllo sull’altra e di vedersela scappare. La seconda, angosciata dall’idea di uscire dalla protezione e di perdersi in una libertà di cui ignora e teme le conseguenze.
Prigioniero e secondino sono entranbi in galera, finché ognuno mantiene il suo ruolo.

Le saluto convinto di non rivederle più, almeno insieme.
Non c’è niente che spaventi tanto come un personaggio capace d’insinuare in un prigiooniero la spinta alla libertà o in un controllore il sospetto di dover perdere quel suo tipo di potere.
E’ questo che sto leggendo nei loro occhi. 
L’amore che forse hanno vissuto nel periodo dell’incontro ha lasciato il posto alla paura di perdersi.
Ora cercano sicurezza, il resto è nebbia.
Le parole che si dicono si perdono, coperte dalle rispettive  maschere.
D’altronde sono parole che entrambi hanno imparato a smussare e lisciare, un po’ per non ferire l’altro e tanto per resstare nella condizione di partenza. Quella da cui dicono di voler uscire.  

Paradossalmente entrambi potrebbero essere salvati dall’angoscia. Un eccesso di angoscia può portare alla disperazione e questa può rompere il guscio di uno o aprire le porte della prigione dell’altro.
Si muoveranno insieme?
Difficile.

E’ frequente che la decisione di un solo partner porti l’altro a sbattere la porta a diventare molto aggressivo. In una coppia di questo generee ci saranno conseguenze dolorose, complicate.
E’ per questo che il primo che riesce ad uscire si rivolge con più successo allo psicoterapeuta. 
Il primo partner è quello che è riuscito ad ascoltare la propria angoscia ed è più probabilmente la donna.

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