Papa Francesco il nunzio e la Psicoanalisi  

Partiamo dalla cronaca: l’arresto da parte della gendarmeria vaticana, e per ordine del papa, dell’ex nunzio apostolico Josef Wesolowski, denunciato per pedofilia a Santo Domingo. Partiamo da qua per riprendere le riflessioni sulla natura e la funzione della psicoanalisi in rapporto agli obiettivi della religione cattolica.

Non credo di sbagliare se dico che la religione in genere e quella cattolica in particolare si pone come ente che detta e controlla la morale della nostra gente.
C’è stato un patto tra il potere terreno dal tempo di Costantino (o di sua moglie) e quello della allora nuova religione. La vecchia struttura religiosa degli dei pagani stava ormai perdendo appeal a causa della commistione evidente con i poteri del cadente impero romano e le persone erano attratte dalle tre religioni che avanzavano dall’oriente: l’ebraismo, il buddismo e il cristianesimo. Il patto dunque non era un’invenzione del momento ma il semplice ricambio tra un qualcosa che non reggeva più ed una proposta che prometteva di essere vincente.
In questa divisione di compiti ognuno doveva badare al proprio settore. Il primo, il potere temporale, doveva fare le leggi, amministrare, mantenere i confini, impegnarsi a dare da mangiare al popolo eccetera.  Niente di diverso da prima, salvo forse la promessa di usare una maggiore giustizia sociale, forse.  Ma poiché non aveva la garanzia di durare, né rispetto ai nemici esterni sempre più potenti e determinati, né davanti alle rivoluzioni più o meno di vertice o alle proteste popolari ecco la necessità di ricorrere al secondo.
Questi, il potere religioso, avrebbe potuto aiutarlo, anche se non gratis naturalmente.  Il potere religioso era in grado di dare delle risposte o delle speranze alle ansie esistenziali delle persone, provvedere cioè ai loro bisogni non materiali e garantire una maggiore ubbidienza alle leggi attraverso la struttura di un potere incrollabile come quello divino.

E accordo fu.

Al crollo dell’impero la chiesa cattolica decise di far tutto da sola prendendosi anche la parte di potere terreno. Poiché però la sua organizzazione non era e non potrebbe essere democratica, visto che dice di ubbidire ad un’entità unica superiore, per imporsi dovette assumere tutti  i comportamenti degni del peggior dittatore terreno.
Fu così che dopo qualche secolo si accorse che la fatica era immane e che, soprattutto, la sua immagine si era indebolita di molto: era divenuta attaccabile come quella di un deleterio potere qualsiasi.
Dunque vi rinunciò e tornò nei suoi confini, preferendo ergersi a ente che controlla la morale universale, sempre protetta dalla condizione di rappresentante del divino, ricevendo in cambio da regnanti e autorità quel che le serviva per crescere sempre di più.
E siamo ai giorni nostri.
La premessa, anche se molto riassuntiva, mi pareva necessaria per inquadrare il tema.
Ultimamente infatti questo ente morale non riesce più a nascondere quel che la gente ha sempre saputo e sempre cercato di rimuovere: che è composta e diretta da esseri umani, molti dei quali si nascondono dietro un abito e un ruolo per comportarsi diversamente da come predicano e  da come vogliono che si comportino i loro fedeli seguaci.
Che poi il suo dio sia così misericordioso da perdonare tutto è un’altra delle contraddizioni che convivono nella tradizione della chiesa. Infatti nessun perdono potrà mai cancellare i sentimenti di vergogna e di colpa.  Anzi, oserei dire che li rafforza perché il perdono conferma l’esistenza della colpa.
A me, che come psicoanalista non devo dispensare giudizi, quindi né assoluzioni né  penitenze, la cosa sarebbe del tutto indifferente. Io ne ho ascoltati decine di migliaia di fatti che la chiesa giudicherebbe “peccati” e che la psicoanalisi invece mi chiede di analizzare come sintomi e di risolvere col solo obiettivo di portare più equilibrio e serenità nelle persone.
Perché questo è l’obiettivo della psicoanalisi: combattere le nevrosi, cioè i conflitti che popolano la psiche umana dando origine ad una serie dolorosa di sintomi corporei, affettivi e relazionali. E poiché i suddetti conflitti sono il risultato di istanze opposte, istintuali e morali, l’ultima cosa che può fare uno psicoanalista è quella di ergersi a giudice di qualcuno.
Vorrebbe dire diventare un Super-Io, quindi entrare nel ruolo della stessa istanza che si vuole ridimensionare  e tradire la tendenza pulsionale naturale, quella dell’Es, tanto per restare nel linguaggio tecnico.
Allora ecco che m’interessa molto quello che dicono e fanno le varie chiese quando assumono l’incarico di dettare la morale, cioè di trasformarsi in Super-Io
M’interessa quando formano, attraverso i genitori, delle persone che devono combattere contro i fantasmi delle punizioni più tremende (l’inferno) ogni volta che ascoltano e cercano di seguire le loro pulsioni più belle.
Persone che devono affrontare questi conflitti, cioè le nevrosi, senza avere una via d’uscita che non sia un meccanismo di difesa distorto in sintomo.
Il nunzio apostolico cattolico, anzi l’ex nunzio, che andava a Santo Domingo per trovare bambini con cui avere rapporti sessuali di qualche tipo è solo la punta per niente solitaria di un iceberg che denuncia l’eccessiva distanza tra pulsioni sessuali più naturali e dsiderabili e le censure inventate da una morale inumana. E’ stato, o sarà, condannato agli arresti domiciliari in vaticano: un esempio, ha fatto capire il portavoce vaticano.
Esempio per chi? Forse che gli arresti domiciliari in vaticano, senza alcuna preoccupazione di mantenersi e con la possibilità di accedere a tutte le strutture necessarie al suo piacere culturale, rappresentano una condanna più dura dell’inferno sbandierato alla fragile vista di un bambino?  E’ difficile capire la logica se non si ricorre al principio che un prelato è più importante da proteggere di un bambino, nonostante il molto pubblicizzato sermone del vangelo che parla della scelta di privilegiarli sempre “i pargoli”.
Quindi?
Vorrei sapere quale riflessione viene fatta in vaticano a proposito dell’influenza delle censure sessuali sulla formazione della personalità, dell’utilità di certe norme, di utilità del sacramento della confessione, dell’inferno, del crocifisso e via dicendo. Vorrei sapere questo per capire se davvero ci può essere un avvicinamento tra la psicoanalisi e la religione.  Soprattutto riferendomi al fatto che il nuovo papa viene dalla nazione dove la psicoanalisi è più diffusa in assoluto.
Ma quello che ho visto negli ultimi 35 anni e passa è stato solo il tentativo, numericamente riuscito da parte della chiesa, di copiare alcune tecniche psicoanalitiche e cercare di adattarle ai propri prncìpi. Un tentativo supportato dalla folla di cattolici che hanno sposato l’idea con entusiasmo senza accorgersi delle contraddizioni.
Forse l’intenzione è stata ed è quella di annullare l’opera di Freud e pian piano prendersene il merito come è successo per tante altre manifestazioni di cultura.
Ma il punto centrale, ovvero la differenza essenziale tra psicoanalisi e religione, rimane come una spina nel cuore: chi ha diritto di giudicare l’operato di una persona, quando questa non crea un danno ad altri?
E qua mi fermo perché inizierei una discussione dove difficilmente non s’introdurrebbero sensibilità diverse da quelle che desidero toccare.
Mi basta che qualcuno rifletta e cerchi in sé risposte diverse da quelle che gli hanno dato da imparare a memoria quando ancora non aveva una capacità critica.  Mi basta solleticare la voglia di pensare con la propria testa, stimolare le persone ad uscire da qualunque tipo di morale che non sia scelta liberamente, ma sia obbligata o interiorizzata senza consenso cosciente.

 

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