L’UOMO NON E’ DIO. E VICEVERSA

I genitori non sono fratelli dei figli, gli alunni non sono compagni degli insegnanti, gli psicoanalisti non sono amici dei pazienti, Dio non è un essere umano.
E viceversa.
Cioè i figli non sono fratelli dei genitori, gli insegnanti non sono compagni degli alunni, i pazienti non sono amici degli psicoanalisti e l’essere umano non è Dio.
E’ palese che nel momento stesso in cui avvenisse un’inversione totale di ruoli, quello precedente non esisterebbe più nella relazione.
Chiaro?
Se il genitore diventasse figlio, il figlio si troverebbe senza genitore.
E’ solo un’ipotesi teorica, naturalmente, l’inversione totale è impossibile nella realtà.
Il fatto per esempio che un figlio si prenda cura di un genitore ammalato o vecchio, non gli toglie il ruolo di figlio, lo porta semplicemente a fare certi gesti simili. La sostanza non cambia e chi lo ha provato lo sa benissimo.
Il fatto che ognuno di questi provi ogni tanto ad uscire dal proprio ruolo è solo la conferma della difficoltà di restarci in quel determinato momento.
Un ruolo può diventare una prigione, se lo si sopporta per dovere morale o per bisogno, e chiunque si trovi in prigione ha un solo desiderio: uscirne.
Questo punto è importante perché cancella, o attenua di molto, i sensi di colpa.

  • Attenua i sensi di colpa dei genitori, che si accorgono di non sopportare i loro figli in certi frangenti e tentano di percorrere una delle due strade verso la presunta libertà: quella di identificarsi coi figli, proponendo una benevola e falsamente meritoria amicizia; oppure quella di allontanarli mostrando il lato peggiore del loro potere.
  • Atttenua i sensi di colpa dei figli che hanno la naturale voglia di liberarsi dei genitori, soprattutto in adolescenza ma spesso usano la loro esuberanza (e aggressività) per creare una divisione deleteria.

In entrambi i casi il desiderio di uscire dal ruolo forzato non può passare attraverso un’inversione totale ma deve utilizzare la capacità tutta “terapeutica” di entrare nel ruolo dell’altro solo per capirne i punti di vista e i sentimenti. Un’operazione consigliata sotto la guida di uno/una psicoterapeuta, in particolare di uno/una psicodrammista (o psicodrammatista, scuola “Mosaico”)

E veniamo alle coppie.
Il punto più facile da comprendere, ma molto più difficile da cambiare, è che due persone teoricamente sullo stesso piano, due partner per esempio, possono anch’esse finire nella stessa prigione: basta che entrambe aspirino al ruolo dell’altra.
Ho detto “aspirino”, mettendo così in rilievo il momento di transizione tra i due ruoli. La transizione è il momento del conflitto; questo si trasforma in nevrosi se perdura rendendo impossibile il passaggio concreto.
Nella vita reale, infatti, le persone possono veramente cambiare ruoli e crearsi facili illusioni.
E’ noto che un genitore è a sua volta figlio dei propri genitori, che un insegnante può essere allo stesso tempo allievo di un corso di formazione, che uno psicoanalista ha il suo supervisore fino a tarda età.
Il fatto di vivere in due ruoli differenti può illudere le persone e portarle al pensiero che si possano anche fare inversioni totali.
Ma questi tipi di cambi non sono inversioni all’interno della stessa relazione, perciò vanno definite inversioni  parziali e provvisorie.
Per citare un altro caso, non so se in futuro sarà possibile l’inversione totale dei ruoli tra una madre e un padre.
Non ho la sfera di cristallo, ma so che questo tipo d’inversione dovrebbe partire dalla capacità fisica e psichica del maschio, di portare in grembo il figlio della femmina.
Con tutta la fiducia nella scieza ho seri dubbi. 
Tornando invece all’inizio, penso che a qualcuno potrà sembrare un ragionamento rigido questo dei ruoli precisi, ma lo è molto meno di quanto sembri.
Basta considerare alcuni dettagli, che rendono possibili un’infinità di variazioni.
Per esempio il setting: l’atmosfera, il caldo, la luce, i colori, i profumi, i suoni, la musica.
Poi il contesto: una cucina, un letto, uno studio, una poltrona, una cattedra, un altare.
Quindi una parte più intima: la distanza, un contatto, un abito, il tono.
Infine il contenuto: la parola, un gesto, l’espressione inconscia di un sentimento.
Ecco, con ciò le possibili situazioni diventano quasi infinite, per restando all’interno di pochi ruoli simbolicamente e universalmente decisivi.  
Il ruolo simbolico del dio e dei suoi derivati (genitori, insegnanti, psicoanalisti eccetera) è un bene se chi lo interpreta è consapevole sempre della sua scelta, se ne capisce l’importanza, se ne assume la responsabilità .
Il ruolo dei figli e dei loro simbolici derivati può essere un grande beneficio se chi lo vive ne sente i vantaggi, dalla nascita alla morte: i vantaggi fisici (essere nutriti e curati), quelli psicologici (essere protetti e guidati), quelli affettivi (essere compresi, essere amati e valorizzati), quelli evolutivi (ricevere e rinforzare ogni giorno gli strumenti necessari a crescere in ogni senso).
Sembra semplicissimo, e lo sarebbe infatti se non si creassero i conflitti che la psicoanalisi ha spiegato e affrontato.
In ogni caso, ad ognuno conviene applicare questi concetti ai ruoli che interpreta nella vita, sia a quelli di simbolico sostituto di una madre o di un padre, sia a quelli di simbolico sostituto di una figlia o di un figlio.
Tenendo sempre presente che l’essere umano non è Dio, ma potrebbe diventare una bellissima persona. 
Sarà un bel modo per iniziare le riflessioni dell’anno che sta arrivando.

Lascia un commento