Partiamo facendo un quadro elementare, umanistico, riassuntivo e realistico della situazione finanziaria attuale.
Nella società post industriale hanno assunto maggiore importanza i soldi rispetto agli oggetti. Come dire che valgono di più gli elementi di collegamento piuttosto che i contenuti.
Anche volendo dimenticare l’antica usanza dello scambio, improponibile con la complicazione e l’abbondanza delle “esigenze” attuali, notiamo che i beni prodotti dalle campagne o dalle fabbriche generano soldi che solo parzialmente servono a nutrire o proseguire la produzione.
La parte eccedente di denaro viene accantonata, e questo sembra logico agli occhi di chi pensa al proprio futuro. Il punto è che i soldi vengono raccolti da specialisti, “presi in consegna” da persone, banche e agenzie varie che invogliano i clienti a fidarsi di loro. E’ fantastico no? In nome della speranza di un guadagno maggiore o semplicemente della sicurezza di non essere derubate, le persone consegnano i soldi che non hanno speso a questi specialisti. Inizia il gioco della speculazione
Questi specialisti sanno come guadagnare facendo investimenti immobiliari, oppure speculando su acquisti e vendite di metalli preziosi e petrolio, o ancora sugli interessi dei prestiti fatti a privati, ad altre aziende, e anche agli stati.
E’ così che si è sviluppato un enorme giro di denaro, per lo più virtuale ma capace di trasformare un privato, un imprenditore o uno stato, in un debitore.
In pratica, chiunque risparmi aiuta involontariamente il gioco della speculazione e può passare facilmente dal ruolo di creditore al ruolo di debitore. I creditori diventano quelli che guadagnano sulle variazioni del valore delle azioni delle imprese, oppure sui “buoni del tesoro” di un certo stato; che acquistano quando i prezzi sono scesi e vendono quando salgono. Costoro quindi, hanno più interesse a provocare queste variazioni piuttosto che a sviluppare il lavoro delle aziende o degli stati di cui possiedono le azioni, oppure a fare guadagnare anche i piccoli risparmiatori che poco o nulla sanno di quel gioco.
Allo stesso modo, questi speculatori sono più interessati a far precipitare il valore dei “buoni del tesoro” di un determinato stato, salvo poi riacquistarli a valori minimi, magari di fallimento, piuttosto che pensare al suo sviluppo e al benessere dei cittadini di quello stato.
Facciamo ora un paragone con la formazione della personalità.
Possiamo dire che in epoca di abbondanza di cibo i gesti che accompagnano la nutrizione hanno assunto un’importanza maggiore del cibo stesso.
Il modo con cui viene dato il cibo ha sempre avuto un grande valore perché rivela i sentimenti di chi nutre e dunque le sue intenzioni. Un nutrimento dato con ansia può essere abbondante finché si vuole ma mette in allarme l’infante, gli fa temere che in futuro potrebbe correre il pericolo di non averne altro. Il bimbo assume l’ansia più che il cibo. La previsione di mancanza ha un valore maggiore del cibo esistente. Se il cibo fosse davvero carente la pulsione sarebbe solo rivolta a cercarlo e a trovarlo.
Succede la stessa cosa coi soldi. Quando ci fossero solo quelli indispensabili a vivere non ci sarebbe la paura di perderne e non ci sarebbero i giochi speculativi.
In natura, mangiare è la soddisfazione di un bisogno primario, così come i soldi sono il mezzo per vivere.
Ma se l’importanza si sposta dagli oggetti primari agli intermediari (per esempio dal cibo ai soldi) si snatura l’ordine dei bisogni; su questa strada si provocano scompensi psicologici a volte controllabili, ma altre volte patologici, cioè fuori dal controllo della mente.