L’AMORE IN PSICOANALISI

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In questi ultimi quindici giorni il tema più ricorrente nelle riflessioni psicoanalitiche dei miei pazienti è stato il tema dell’amore.
Non so se sia più merito della primavera che cerca di squarciare il grigio delle giornate passate e sparge vitalità ovunque, o se sia più mia la responsabilità, dei miei riferimenti frequenti a questa splendida parola.

 

 

Non ne scriverò a lungo, non voglio finire nel calderone dei prolissi e complicati autori che parlano del sentimento più antico e più grande privandolo del suo calore, delle emozioni che trasmette, del desiderio di viverlo nella realtà, di gustarselo goccia dopo goccia. Del resto non è un caso che Freud abbia posto l’attività intellettuale, di cui pure era un grande cultore, nel reparto “sublimazione”, ovvero alternativa alla passione amorosa.

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Niente elucubrazioni mentali e filosofie contorte: amore è un sentimento, è un’esperienza, è un ricordo, è una conquista, insomma è una fortuna.
Spesso il lettino dello psicoanalista (che nel mio studio è un lettone) “ascolta” parole ben diverse, parole di rabbia, di rancore di tristezza che contrastano, censurano e sostituiscono le parole dell’amore. Sono quelle che descrivono antichi vissuti d’impotenza, di sottomissione, di tentativi falliti di avere un affetto o un riconoscimento indispensabile alla propria crescita. Sono quelle rimaste intrappolate nella bocca di chi non è riuscito ad elaborare, di chi le usa inconsapevole del loro deleterio effetto.

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Vero che odio e amore hanno la stessa origine, un po’ come aggressività e sessualità, però nell’esperienza quotidiana la scelta dell’amore può essere una conquista importante.
Chi ha difficoltà psicologiche si trova in una condizione di conflitti, probabilmente cronici, e quello che per una persona serena è normale, per esempio vivere in coppia con amore, per una persona conflittuale è una conquista difficile, magari ottenuta e persa in continuazione.

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Brindo dunque all’amore di cui mi hanno parlato con più frequenza in questo periodo e auguro che sia una compagnia vicina, vicinissima ogni giorno nella vita dei miei pazienti e di voi, che mi avete letto fin qua.

 

 

 

 

 

 

 

 

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