La funzione nevrotica del passato
Parto dalla fine del titolo.
La funzione nevrotica è lo scopo che un certo meccanismo di difesa mantiene una volta che ha esaurito il suo compito nella realtà.
A rigor di logica, quando un meccanismo di difesa non serve più nella realtà dovrebbe essere semplicemente accantonato, messo in archivio o in demolizione. E’ quanto succederebbe a qualsiasi oggetto o documento materiale.
Ma non è così per gli elementi della psiche: le emozioni e i sentimenti.
Gli uni e gli altri, conservati nella memoria inconscia, non ubbidiscono alle leggi del tempo.
La capacità di amare, naturale sì ma coltivata nella prima infanzia, così come quella di provare tenerezza e di commuoversi, resiste alle delusioni della vita e si può riproporre a qualsiasi età. La stessa cosa succede alla capacità di odiare, di provare rancore, di avere moti di rabbia e di violenza.
Entrambi i tipi di sentimento continuano a condizionare l’essere umano per tutta la sua vita
Come si può notare dall’elenco, i sentimenti che albergano nella psiche di una persona sono contrastanti. Certo che il normale gioco dell’equilibrio prevede che convivano quelli positivi con quelli negativi, ma succede anche che esistano in maniera esasperatamente contrapposta, o in modo che il passaggio da uno positivo a uno negativo sia ondivago e senza controllo. Questo dipende essenzialmente dall’equilibrio affettivo e relazionale esistente in famiglia. Se da parte di genitori e fratelli non c’è stato equilibrio sufficiente il soggetto, fin da piccolissimo, è costretto a ricorrere a vari tipi di meccanismi di difesa per sopravvivere.
Per farla breve, uno di questi meccanismi di difesa consiste nell’estraniarsi dalla realtà, fantasticare una diversa casa, costruirsi un mondo immaginario che serva da rifugio rispetto al mondo che in quel momento non si riesce a sopportare.
Naturalmente le fantasie possono essere saltuarie o più frequenti fino a rappresentare la totalità del tempo a disposizione. A seconda di quanto sono frequenti e intense si trasformano in psicopatologie, cioè in condizioni in cui la realtà diventa confusa e irriconoscibile e l’equilibrio psicologico può essere da poco a tanto labile.
Riassumendo: di fronte al conflitto, tra il desiderio di amare e la constatazione che l’ambiente lo impedisce, una difesa possibile è la fuga nella fantasia. Ma la fantasia protratta oltre il tempo necessario permette, paradossalmente, che questo conflitto continui ad esistere e diventi permanente.
Come ogni altro meccanismo di difesa, anche il rifugio nella fantasia, può diventare nocivo se utilizzato quando le condizioni non lo richiederebbero più.
Per esempio, la fantasia di qualcuno che c’è ma non è raggiungibile può portare piacere, mentre la stessa fantasia vissuta quando quel qualcuno non c’è più impedisce di vivere il presente, dunque è dannosa.
A questo punto però sorgono le domande: perché, a chi giova?
Torniamo alla domanda iniziale: “perché sogno ancora il mio ex?” Possiamo fare due tipi di ipotesi.
La prima è più superficiale: non è contenta del suo attuale compagno e cerca qualche soddisfazione nel ricordo di ciò che le è piaciuto di recente. Ma non mi pare che regga come ipotesi, perché se l’ex era quello che le piaceva in una realtà adulta non ha avuto un senso logico lasciarselo scappare, di chiunque sia stata l’idea. Ancora più superficiale sarebbe un commento del tipo “può succedere che uno si penta e torni indietro”. Che possa succedere infatti non v’è dubbio ma vorremmo sapere almeno un accenno di motivo, visto che siamo esseri intelligenti.
Spesso il tentativo di chi fa la domanda è quello di addossare all’ex, o al caso, la responsabilità del distacco. Consiglio però di non seguire questa strada perché porta ad un vicolo cieco, a volte pieno di rancore, a volte semplicemente vuoto quanto una delusione.
La seconda ipotesi è più profonda e precisa e considera che l’essere umano adulto è solo la somma del suo carattere di base più tutte le esperienze fatte fino a quel momento.
Possiamo dire, in una metafora, che tutte le sue esperienze passate sono i suoi ex.
Tra queste esperienze ci sono le positive, che hanno lasciato un buon segno e vengono automaticamente riproposte per avere gioie e soddisfazioni, e ci sono le negative, che invece si ripropongono per essere modificate, oltre che per lo stesso automatismo di quelle positive.
Poiché è chiaro che le esperienze precedenti, sia positive che negative, non possono ripetersi con gli stessi protagonisti del passato ecco che vengono utilizzati, spesso inconsciamente, dei sostituti.
Viene così completata la divisione tra fantasia e realtà.
Nella fantasia può essere conservato il personaggio idealizzato quando la realtà era insopportabile: il padre o la madre o qualche loro sostituto del momento in cui il soggetto è molto piccolo.
Nella realtà si mette un sostituto adatto a suscitare sentimenti simili a quelli vissuti come insopportabili.
Il primo corrisponde all’ex, il secondo all’attuale.
Anche se i protagonisti cambiano i sentimenti restano quelli.
Quindi ogni ex rappresenta il passato, quello inizialmente idealizzato per intenderci, e ogni partner attuale rappresenta la realtà.
Il meccanismo che può confondere le idee è la sensazione di essere sempre innamorate/i dell’attuale, mentre non si vede quanto l’innamoramento serva a stabilire un rapporto forte dentro cui poter giocare inconsciamente ogni tipo di relazione.
Sia quelle positive che renderanno più bella la vita, sia quelle negative che, ahimé la renderanno peggiore.
E così si rimpiange l’ex, cioè i momenti belli vissuti in qualche occasione del passato remoto.
Alfredo Rapaggi