Freud e l’omosessualità. Lettera del 1935

Non si placa la polemica verso la psicoanalisi per la posizione assunta da alcuni psicologi nei confronti dell’omosessualità. Sarebbe logico partire dal differenziare uno psicologo da uno psicoanalista. Dico sarebbe, nel senso che lo psicoanalista, intendo quello che prende Freud come base di partenza per i suoi studi e la sua professione, è o dovrebbe essere laico per definizione.
Questo però non sempre corrisponde alla realtà.
Ormai è fin troppo frequente trovare psicoanalisti che non distinguono e non separano la loro professione dall’educazione religiosa che hanno ricevuto. Questo dettaglio è molto importante perché li condiziona nel dare giudizi. L’abitudine mentale a vivere secondo determinati comandamenti, a perseguire il premio o ad evitare il castigo, entrambi eterni dunque importantissimi, li porta a soppesare le azioni degli altri in base a questa morale.
La laicità è l’assenza di preconcetti e della pretesa di emettere giudizi, poiché non ubbidisce ad alcuna ideologia o religione.
Chi non ha separato la religione o l’ideologia dalla professione entra nel suo studio con in mano, simbolicamente, una bibbia, un vangelo, un manifesto e confronta le parole del paziente con il proprio credo.
Come fa costui a non giudicare? E’ difficile ed è altrettanto difficile che se ne renda conto.
Ma ribadisco, la laicità è la sola condizione che permette di ascoltare un paziente. Senza laicità un paziente non è ascoltato: è manipolato.
Dunque la domanda sulla posizione morale di Freud rispetto all’omosessualità non dovrebbe nemmeno esistere. E non mi pare che esista neanche la presunzione, da parte del fondatore della psicoanalisi di avere scoperto tutto dell’essere umano, tanto è vero che nella lettera che riporto più sotto Freud utilizza l’espressione “riteniamo che sia”. Un’espressione che lascia la porta aperta ad altre conclusioni da parte di ricercatori postumi. Ma di questo parlerò meglio più avanti.
Ripartiamo dunque dalla lettera che Freud stesso scrisse nel 1935, quindi in un’epoca in cui la morale in occidente era certamente più rigida dell’attuale. Freud scrisse alla madre di un ragazzo probabilmente omosessuale. La lettera in questi giorni è stata pubblicata sull’Huffington Post.

Eccola nella sua versione integrale:
Cara signora,
deduco dalla sua lettera che suo figlio è omosessuale. Sono molto colpito dal fatto che non usi mai questo termine nel darmi le informazioni su di lui. Posso chiedere perché lo evita? L’omosessualità non è certo un vantaggio, ma non c’è nulla di cui vergognarsi, non è un vizio, non è degradante; non può essere classificata come una malattia; riteniamo che sia una variazione della funzione sessuale, prodotta da un arresto dello sviluppo sessuale. Molti individui altamente rispettabili di tempi antichi e moderni erano omosessuali, tra di loro c’erano grandi uomini. (Platone, Michelangelo, Leonardo da Vinci, ecc).

È una grande ingiustizia perseguitare l’omosessualità come un crimine – e anche una crudeltà. Se non mi credete, leggete i libri di Havelock Ellis. Mi chiede se posso aiutarla, intendendo dire, suppongo, se posso sopprimere l’omosessualità e fare in modo che al suo posto subentri l’eterosessualità. La risposta è, in linea generale, che non posso promettere che questo accada.

In un certo numero di casi riusciamo a sviluppare i semi degradati delle tendenze eterosessuali, che sono presenti in ogni omosessuale, ma nella maggior parte dei casi non è più possibile. Dipende dal tipo e dall’età dell’individuo. Il risultato del trattamento non può essere previsto. Quello che l’analisi può fare per suo figlio è un’altra cosa. Se lui è infelice, nevrotico, lacerato da conflitti, inibito nella sua vita sociale, l’analisi può portargli armonia, pace della mente, piena efficienza, sia che rimanga un omosessuale, sia che diventi eterosessuale. Se si decide, può fare l’analisi con me – non mi aspetto che lo farete – lui deve venire a Vienna. Non ho alcuna intenzione di spostarmi da qui. Tuttavia, non trascurate di darmi una risposta.

Cordiali saluti con i migliori auguri,
Freud

Post Scriptum

Non ho trovato difficoltà a leggere la sua scrittura. Spero che non troverete la mia scrittura e il mio inglese difficile da leggere.

Riassumendo. Freud era convinto che tutti gli esseri umani nascessero bisessuali e solo successivamente si sentissero indirizzati (inconsciamente) verso l’eterosessualità oppure l’omosessualità, a seconda del tipo di sviluppo sessuale che avevano ricevuto e attuato durante le fasi della prima formazione.
In altre parole, secondo Freud la “scelta” (inconscia) avverrebbe tra la fine della fase orale e l’inizio della fase fallica, cioè tra la fine della fase in cui la libido è al servizio delle le parti del corpo che presiedono al nutrimento, e l’inizio della fase in cui la libido è concentrata sui genitali in una specie di prova generale della sessualità adulta. Tra queste due fasi ce n’è una di trattenimento che Freud ha chiamato anale, perché la libido è al servizio appunto del controllo degli sfinteri. Se nelle fasi precedenti erano state la bocca, lo stomaco e l’intestino a svilupparsi con particolare velocità per far crescere il bambino e se nella fase successiva sarebbero stati i genitali a ricevere il massimo dell’impulso, in questa fase di mezzo è l’ano ad essere investito dalla maggior forza libidica per permettere al piccolo di assumere il controllo di ciò che può uscire dal suo corpo. Ovviamente quella zona diventa erogena, come le altre, perché solo se c’è piacere una certa azione, in questo caso l’espulsione controllata, può essere facilitata.
Fino a qua dunque il ragionamento di Freud è assolutamente logico.
Ma resta un punto interrogativo che la biogenetica ha chiarito meglio in questi ultimi anni: si tratta della predisposizione genetica (ed eventualmente d’altro tipo).
In sostanza la domanda è: quanta parte di predisposizione naturale ci può essere in chi ha fatto la scelta omosessuale e quant’è invece la parte acquisita.
Prima di dire che l’omosessualità è frutto di un arresto dello sviluppo sessuale, la qual cosa comunque la farebbe rientrare nel campo dei conflitti nevrotici, vale la pena fare l’altra ricerca: stabilire quanto c’è di naturale e quanto di acquisito
.
Per noi di “Mosaico” è una premessa obbligatoria perché abbiamo impostato le nostre ricerche proprio su questa differenza. E non solo per quanto riguarda l’omosessualità ma anche per i caratteri relazionali.
Quando Freud si dichiara impotente (“in alcuni casi non riusciamo”) penso che sia perché pretende di curare una parte di personalità che invece appartiene alla sfera delle tendenze naturali, quindi va rispettata non curata.
Dopo di che posso dire, sulla base delle esperienze fatte sin qua, che gli individui che si sono presentati a me dicendo di non riuscire a gestire i loro conflitti e dichiarando di essere omosessuali, hanno quasi sempre rivelato una parte di tendenza omosessuale attribuibile alla predisposizione (o comunque talmente arcaica da  far pensare a qualcosa di naturale) e una parte, sempre prevalente, di difficile adattamento a determinate e ricorrenti pretese dell’ambiente familiare.

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