I “vantaggi secondari” del fumo di sigaretta, e altro.

Quello che non riescono a spiegarsi in molti fumatori è come mai continuino ad aprire voluttuosamente quel pacchetto di sigarette su cui sta scritto ben in grande che il fumo uccide.

Cosa si deve dire di più a livello logico e cognitivo per essere ascoltati?
Questo è uno degli esempi più chiari dell’influenza dell’inconscio sulle azioni umane: mentre una persona legge un avvertimento di pericolo grave, che dovrebbe allontanarla dalla sigaretta, sente l’impulso di aprire il pacchetto, di accendere il fatidico involucro e di aspirare quel veleno.
Ma perché?
Non è sufficiente dire che quella persona ha un carattere autodistruttivo, cosa evidente e da non sottovalutare, né fare riferimento ad un generico masochismo, è meglio dare un motivo alla decisione, un motivo assolutamente plausibile.
Perciò nel nostro ragionamento pre-mettiamo il seguente principio: una persona  è spinta a diventare autodistruttiva se il vantaggio inconscio (o secondario) che ne ricava è superiore al male che fa al proprio corpo.
E’ lo stesso principio che sta alla base di ogni altro sintomo psicosomatico e di ogni altro tipo di autodistruzione da dipendenza. bimbo piangente
Chi non ha familiarità con la forza dell’inconscio non si dà pace nemmeno se glielo si spiega molte volte. Davanti a sintomi di questo genere è facile che continui a chiedersi ripetutamente, nonostante le spiegazioni che gli vengono fornite, “ma perché se uno si fa male dovrebbe continuare a farsene, perché può farsene fino alla morte?”
T
eoricamente è semplice solo se si considera che l’essere umano ha una mente che ragiona e che è consapevole e poi ha una componente più emotiva, che contiene un mondo di immagini e di emozioni rimosse che Freud ha chiamato inconscio. Questo si forma soprattutto durante il periodo della prima crescita, quando la persona non ha ancora la possibilità di ragionare e non ha la forza fisica di reagire. In questo periodo di fragilità si formano meccanismi di difesa automatici che cercano di allontanare le conseguenze degli eventi traumatici (per un bimbo piccolo può essere traumatica anche l’assenza temporanea della madre, o la sua vicinanza ansiogena, o le litigate col marito, eccetera). Un meccanismo di difesa psichico, che si forma molto presto, allontana dalla realtà quando questa è intollerabile.
Per un esserino ai primi mesi o anni di vita è facile che ci siano situazioni che non riesce ad affrontare, come ho detto, è facile che si senta l’impotente che è, davanti agli adulti, e che non abbia l’indipendenza per uscire fisicamente da un certo luogo. Le situazioni gli vengono imposte, più o meno dolcemente, da persone che quasi mai sanno se stanno rispettando la sua tendenza naturale.
Quell’esserino dunque cercherà automaticamente, senza il consenso della volontà, di “rimuovere” dalla sua mente le immagini e le situazioni troppo dolorose o aggressive, e se non riuscirà cercherà altri modi per vivere senza quei pesi.
Uno di questi meccanismi di difesa è l’utilizzo della fantasia. Immaginare d’essere potente, di fare quello che nella realtà è impossibile è una possibilità per allontanare l’angoscia.
Per esempio, una delle situazioni più tragiche per un neonato è la mancanza del nutrimento quando sente fame. Si trova nella fase orale, quando il massimo della sua energia (libido) è concentrata sulle zone che servono per ingerire il cibo. Quindi prima di tutto le labbra, la bocca. Se il cibo (seno) non gli arriva nella realtà, può difendersi fantasticandolo, facendolo magicamente comparire ai suoi occhi e alla sua bocca. La forza della sua fantasia, proporzionale alla fame e al desiderio, può arrivare ad allucinare il seno stesso, a viverlo come vero, a muovere le labbra e succhiare come se ci fosse.
Se questo meccanismo riesce ad abbassare la sua angoscia e quindi a dargli una soddisfazione sostitutiva, allora lo utilizzerà ogni volta che ne avrà bisogno.
Per tutta la vita.
Credo che ognuno abbia visto persone adulte muovere le labbra, o la lingua e le mascelle, senza un apparente motivo, come se mangiassero. E’ l’antico ricordo di un movimento inconscio, sostitutivo e difensivo, che aveva procurato sollievo in assenza del seno reale.
Ecco, un primo vantaggio inconscio della sigaretta è quello d’illudere di continuare a succhiare un seno immaginario.

allattamento-seno (2)

Ma c’è molto di più e di peggio.
La sigaretta è veleno, la si “succhia” e si aspira qualcosa d’inconsistente e dannoso. Allora come può rappresentare il seno, notoriamente buono e nutritivo?
Ecco il conflitto. E’ mia opinione che la sigaretta rappresenti il seno ma nel suo aspetto e momento “cattivo”, quello che nella realtà sta per allontanarsi. Un seno abbandonico che porta ansia e dolore.
Chi fuma ha l’illusione di riappropriarsi del seno perduto, ma di quel seno riporta in luce, in particolare, il momento amaro e velenoso del distacco.

bimbo spaventato
Lo rivive per la legge della “coazione a ripetere”, ancora una volta evidenziata da Freud, secondo cui noi ripetiamo gesti e comportamenti dolorosi della prima infanzia, forse nella speranza di superarli ma certamente per il semplice fatto che li abbiamo interiorizzati e che contengono, insieme al dolore, sensazioni e sentimenti legati alla sicurezza e all’amore. Per rivivere l’amore accettiamo il dolore. Perché gli stessi genitori che possono averci procurato paure e dolori ci hanno anche dato ogni giorno affetto, protezione, nutrimento e nella maggior parte dei casi anche amore.
Anche in questo caso è la cura psicoanalitica quella deputata e utile a riconoscere e separare i due aspetti del conflitto, in modo da vivere nella consapevolezza che i positivi vadano ripetuti e i negativi rigettati.

alfredo rapaggi

 

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