Il bisogno di avere e la paura di perdere

La similitudine che molti cercano tra il dopo guerra e l’attuale crisi pandemica è tutta in questo equivoco dualismo. La guerra ci aveva preso di tutto: la casa, la fabbrica, i soldi, la fiducia nel potere, spesso la persona più cara.
La guerra ci aveva lasciato lutti e disperazione e miseria.
A guardare i muri bombardati, le macerie sparse ovunque, veniva da dire che non ci era rimasto più niente.
Ma è proprio quando non c’è più niente che riemerge il bisogno di avere. A quel punto molti hanno cercato il posto sicuro ma molti altri se lo sono costruito con coraggio e fantasia. Certo anche i governanti erano parte di quella popolazione piena di voglia di ricostruire, ma loro sono l’espressione di chi li vota quindi non li considero.
Insomma l’atmosfera era ancora piena di polvere e del fumo delle bombe quando sono emersi artigiani, artisti e imprenditori: piccoli, grandi, fantasiosi, pieni d’orgoglio, con la voglia di riscatto e con il coraggio da leoni.
Solo dopo si sono moltiplicati i più avidi e il mondo è cambiato.
Il giusto diritto ad avere ognuno una vita dignitosa, e il ricordo della guerra che si era presa di tutto, ha fatto degli italiani un popolo di risparmiatori quasi seriali. E non parlo solo di denaro.
In termini psicoanalitici, un popolo di ansiosi spaventati dal fantasma della perdita.
Lo vedo nelle psicopatologie che sono cresciute e si sono moltiplicate negli ultimi quarant’anni. Il bisogno di emergere è raramente accompagnato dalla volontà di superare degli ostacoli. E’ molto più facilmente egoismo regressivo, che prende, pretende, sottrae e accumula.
Non conosce più il valore di ciò che ha percché non l’ha conquistato a fatica, l’ha trovato e lo ritiene un semplice diritto inalienabile. Che si tratti di un partner o di un valore materiale il concetto non cambia. Vuole attenzione ma non dà. Non costruisce, semmai distrugge o scappa.
Ma lo vedo anche, da uomo qualunque, nei dati economici diffusi in questi giorni. A fronte delle grandi perdite di produttività e di potere d’acquisto c’è un aumento importante del volume di risparmio delle famiglie. E c’è una curiosa differenza tra i prestiti ottenuti dalle aziende e il loro utilizzo.
E’ solo una conferma: la paura di perdere sta vincendo sul coraggio d’investire.

Anche se si tratta di una generalizzazione statistica, che quindi esclude le più piacevoli eccezioni, rivela una differenza sostanziale.
Sono due momenti storici diversi ma serve pensare seriamente a quello attuale.

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