Cercherò di essere brevissimo, per vedere se riesco a trasmettere la sensazione del tempo psichico che passa in una persona tra uno stato e l’altro.
Dunque, un neonato ha diritto d’essere amato.
Tutti d’accordo, giusto?
Quando la mamma e il papà lo mettono al mondo s’impegnano ad amarlo per farlo crescere secondo natura. Stop.
Che riescano o no dipende da molti fattori, ma è un altro discorso.
Man mano che il neonato cresce, diventa bambino o bambina, poi adolescente.
Man mano che cresce aumenta la sua capacità di procurarsi il cibo e gli altri mezzi per vivere.
Diventa indipendente e libero di prendere le decisioni più utili e più belle per sé.
Il diritto iniziale si trasforma, lo fa insieme alla sua psiche, alla sua mente e al suo corpo.
Il diritto primario, quello di cui aveva necessità per crescere diventa un bisogno. Come il bisogno di cibo, di acqua, di mezzi per vivere anche l’amore diventa un bisogno: gradualmente diventa un bisogno che può essere soddisfatto utilizzando semplicemente i propri mezzi.
Una persona adulta che pretendesse di essere nutrita (anche in senso figurato) sarebbe semplicemente una persona in regressione psichica, nel migliore dei casi nevrotica (cioè in lotta, inconscia e perenne, tra la condizione naturale di adulta e quella artificiale di pretesa di essere nutrita come una bambina).
Allo stesso modo, una persona adulta che pretendesse di essere amata sarebbe in regressione psichica, nel migliore dei casi, nevrotica.
E’ necessario tenere sempre presente questo passaggio, fare questo ragionamento.
So che ci sarà chi non lo accetta, precisamente chiunque si trovi invischiato in questa condizione.
Ma chi si accorgesse di non accettarlo avrebbe già un piccolo vantaggio: si troverebbe già nella possibilità di cambiare il suo stato.
Mi dispiace, comunque, come mi dispiace ascoltare le sofferenze dei miei pazienti ed essere costretto a chiedere loro di avere pazienza e fiducia, anziché illudersi che esistano le magie.
Ho l’obbligo d’invitarli ad avere pazienza e fiducia in se stessi, prima ancora che in me.