La signora che ho davanti vuole risolvere un rebus. E’ molto intelligente, volitiva, di mezza età, curiosa di sapere perché il suo rapporto di coppia rischia di finire in un cosiddetto “matrimonio bianco”.
Inoltre, fatto quasi unico, non accusa il marito.
Finiamo per parlare della rigidità delle posizioni nella relazione.
E facciamo insieme un riassunto.
Prima del ‘68 i mariti pretendevano il rapporto sessuale dalla moglie, in modo più o meno educato, e quella era obbligata a concedersi per dovere coniugale.
Ovviamente era più complessa di così: c’era l’influenza determinante della religione, della famiglia e della cultura sociale. C’erano sensi di colpa e punizioni indirette e dirette.
Ma cerchiamo di semplificare.
Quel sistema provocava la ribellione sorda della moglie che ovviamente tentava di riprendere il potere con la manipolazione e con discreto successo.
Dopo il 68 la donna ha imposto la sua legge: “l’utero è mio e lo gestisco io”. E’ stato il motto vincente.
Come dire: “se mi vuoi mi corteggi e io decido se accetto”.
Una sorta di rivoluzione copernicana, vista dal maschio.
Un sistema che avrebbe dovuto portare più armonia e rilassatezza nella coppia, vista dalla femmina.
Obiettivamente, invece di una pretesa e un obbligo nasceva una proposta (corteggiamento) e una libera accettazione.
Perfetto?
No, nella natura umana niente è perfetto: si va alla ricerca dell’equilibrio, scivolando continuamente verso un estremo o verso l’altro.
Così è successo che la situazione si è quasi capovolta: la donna corteggia e il maschio dovrebbe decidere se accettare o no.
Dovrebbe, ma posto nella posizione di chi è corteggiato, il maschio ci mette niente a regredire alla condizione di bimbo.
Si fa guidare e si riserva il diritto di ribellarsi, con la violenza o con la fuga.
Eh, già, perché non va dimenticato che il maschietto confonde facilmente la mamma premurosa della fase orale con quella dolce e attraente della fase edipica. Quella che vorrebbe avere come fonte di comfort per tutta la vita e quella che vorrebbe “sposare.”
In fondo è sempre la stessa e poche volte è così ben informata da comportarsi in modo tanto differente nelle due fasi, da comunicare al figlio l’importanza della distinzione.
Nemmeno il mondo adulto, oggi, aiuta l’ex bimbo a prendersi le sue responsabilità. Può continuare a giocare, in modo virtuale o in modo reale. Ha tutto l’universo di internet a disposizione, oppure può attaccarsi ai divertimenti più vari, ai seni alcolici e a quelli sballanti, alle varie isole dell’illusione in cui può anche ritrovare le sue sorelline, i suoi ex compagni eccetera.
Spesso gioca anche mentre si procura uno stipendio, e in fondo questa è una delle soluzioni più fruttuose.
E l’amore?
In che senso, mi risponderebbe l’uomo se glielo chiedessi.
E qua mi fermo, in attesa di vedere quale sarà il prossimo equilibrio, perché non mi piace fare l’indovino.
Lascio che ognuno, compresa la signora che ho di fronte, ci provi e verifichi quanto c’è di reale, quanto di fantasioso e quanto di possibile.