Sempre più presente nelle conversazioni delle donne è “l’uomo truccato da uomo”.
L’espressione è mia, è vero, ma corrisponde al tipo di personaggio che le donne mi descrivono nelle sedute psicoanalitiche e nei gruppi di psicodramma analitico.
In altri contesti, intendo fuori dall’ambito della psicologia, si parla spesso dell’”uomo infantile” o di quello “mammone”, per intendere un adulto che vede in tutte le femmine soprattutto un’altra mamma, naturalmente sempre inferiore alla propria.
Ma è ben chiaro che non possono essere descrizioni precise.
L’uomo infantile, cioè troppo spesso infantile, è un soggetto psicologicamente “fissato” alla fase precedente l’adolescenza; è incapace di prendersi le responsabilità che normalmente competono agli adulti e mantiene al primo posto dei suoi interessi il gioco, sotto qualunque forma: lavoro, relazioni sociali, affetti sono tutti aspetti del suo giocare.
Se questo fosse lo spazio giusto, potremmo anche descrivere le difficoltà non superate nelle fasi precedenti della sua formazione, ma ci accontentiamo di osservare il momento caratterizzante della sua personalità, solo anagraficamente adulta: in questo caso l’età della latenza.
Nella sua condizione, o meglio nella sua fantasia infantile, continua ad attribuire ai genitori e loro sostituti il compito di affrontare gli ostacoli della vita reale.
L’uomo “mammone” è fissato ad una fase ancora precedente, cioè a quella orale, ed ha come caratteristica principale la dipendenza in tutte le manifestazioni. E’ un bisognoso cronico il suo, il bisogno indispensabile ad essere protetto e nutrito come fosse ancora lattante.
Nel migliore dei casi non cambierebbe mai il piatto tipico che gli preparava la mamma con qualunque altra ghiottoneria che gli preparasse la moglie.
Ma nei casi patologici le manifestazioni (sintomi) vanno dalla dipendenza alla droghe, al gioco, al vino, al fumo ecc. fino all’autodistruzione (rifiuto a vivere fuori dalla simbiosi con la mamma immaginaria).
Il suo interesse per l’attività amorosa – sessuale vera e propria è scarso e generalmente finalizzato a mantenere la proprietà del partner o il suo controllo, più che a procurare il piacere più bello del mondo.
Invece “l’uomo truccato da uomo” è l’ex bravo “ometto” della sua mamma, il bambino che una madre incompleta ha cresciuto dandogli l’illusione di essere il maschio più importante della famiglia, più importante del padre ovviamente.
Il padre, cioè il marito di questo tipo di madre, perde quasi tutto il suo valore familiare nel momento stesso in cui nasce il primo maschio.
Quello, non altri, diventerà il cavaliere della madre, il suo vanto, ovvero per dirla con Freud, il pene psichico che le manca.
Non importa se lo sarà appena nato oppure appena si metterà in piedi, se avrà ancora i dentini da latte o se già sentirà i pruriti della sessualità della fase edipica, quello che importa alla madre è che sia lui l’ometto di casa.
E se pensate che io stia esagerando abbiate la pazienza di parlare con le sorelle di questi ex ometti di mamma: sono loro le testimoni più vere perché hanno vissuto più da vicino le differenze di trattamento a volte incredibili riservate loro dalle madri.
Vi lascio immaginare la tragedia che dovrà affrontare l’ex ometto di mamma quando diventerà adulto e sua moglie avrà a sua volta un bel maschietto.
Sempre che succeda.
Se è vero che spesso gli esseri umani scelgono come madre dei loro figli una donna molto simile al modello interiorizzato, cioè alla propria madre, il loro primo figlio maschio riceverà un trattamento simile a quello che hanno ricevuto loro.
E loro, figli, potrebbero diventare in gran parte come i loro padri.