Tra le cose belle che porta il sole di maggio c’è anche un sano desiderio di fare qualcosa di nuovo, di più bello, di più intenso. Spesso sul piano più psico-affettivo che su quello materiale. Togliere la muffa, fare pulizie, gettare ciò che non serve più e rinnovare il rinnovabile. In senso reale ma anche in senso simbolico, che è quello di cui possiamo interessarci attraverso la psicoanalisi.
Il simbolico è un mondo vastissimo, affascinante e molto potente che caratterizza gli esseri umani.
Ma può diventare una trappola se non lo si prende in seria considerazione al momento opportuno.
Un esempio classico è il tradimento in amore.
Il lucchetto a due barre chiuso con due mani e lasciato sulla ringhiera del ponte famoso di una città eterna è indubbiamente simbolo di un legame pensato come esclusivo, in cui non si prevedono ingerenze da parte di terze persone.
Un vero e proprio patto d’acciaio, o d’amore, che vieta il tradimento.
Ma il punto non è questo, non è la qualità del patto ma è il tempo. Il momento in cui viene fatto il contratto non è detto che possa ripetersi nel futuro, nonostante la volontà dei contraenti.
Gli esseri umani non sono degli immobili. Tutt’altro. I sentimenti sono molto diversi dai mattoni o dagli altri oggetti.
I sentimenti possono consumarsi, trasferirsi, cambiare in molti sensi.
Ma allora perché le persone continuano a promettersi fedeltà e ad arrabbiarsi, anche ferocemente, se la persona che amano cambia idea o persona? Perché lo fanno se in fondo è naturale che succeda così?
Come ci suggerisce la psicoanalisi ci tocca ancora una volta fare un passo indietro. Se vogliamo capire perché due persone adulte, e libere, decidono di prendere a simbolo psicologico del loro amore un lucchetto chiuso e fissato ad una struttura non distruttibile è meglio che facciamo un quadro chiaro della loro prima infanzia. E’ là infatti che si gettano le basi della fiducia ed è là che nasce l’angoscia del tradimento.
E’ nella prima infanzia che l’essere umano è così fragile da doversi affidare completamente alle cure della mamma e pian piano alla protezione del papà.
Sono loro due che promettono di non tradire mai l’impegno di essere genitori per sempre.
E solo loro possono farlo perché la loro promessa è biologica, è genetica, è scritta nel sangue.
Da loro soltanto può nascere l’esperienza di essere traditi.
L’angoscia che prevede il ripetersi del tradimento quando
a fare la promessa fosse chiunque altro, menoobbligato dei genitori.
In pratica, la deduzione più o meno cosciente del figlio tradito è:
“se non mi ha amato chi mi ha messo al mondo, chi altri
potrà mai amarmi?” E la sua ricerca sarà conflittuale
da quel momento in poi, fatta dal desiderio di tornare
al paradiso dell’utero protettivo e dall’angoscia di essere
espulso (ignorato, tradito) da un momento all’altro.
Ecco allora spiegati i continui tentativi di trovare un lucchetto d’acciaio che nessuno potrà mai più aprire e che possa garantire l’unione eterna.
Un delirio che porta solo sofferenza finché la persona coinvolta non ne prende coscienza e non inizia il percorso di conquista della propria vita.
Ho in mente una bella conclusione, fatta da una signora particolarmente intuitiva. Stavo riassumendo la sua storia di donna con amante, che si sentiva imprigionata da diversi anni pur avendo cercato la libertà in un altro rapporto.
Aveva detto:
<non capisco perché continuo a stare in questa sofferenza che pure conosco bene, che mi è persino familiare>.
Le avevo riassunto:
<Lei sta nella sofferenza che ha sopportato in silenzio sua madre quando suo padre la tradiva. In questo è sua madre. D’altronde lei è anche suo padre che ha l’amante e tradisce così il coniuge. E infine lei è la donna che ama un uomo sposato, esattamente come faceva l’amante di suo padre. Lei è sua madre, è suo padre ed è l’amante di suo padre. Simbolicamente gioca tutti i ruoli… o quasi, quasi tutti i tradimenti>
E lei:
<tutti, all’infuori del mio: manca me stessa>
Pausa
< è chiaro, l’unica ad essere
davvero tradita sono io>.
(continua)