Oggi possiamo proprio essere felici, perché ieri è successo qualcosa di molto importante.
Mi spiego meglio.
Negli ultimi anni ho sentito sempre più forte la voce di genitori, insegnanti, educatori vari contro l’inettitudine dei ragazzi.
Una voce che ormai ripete le stesse parole con lo stesso tono, ovunque.
Che rivolge ad altri una serie di accuse più dannose che inutili.
A chi serve dire che i ragazzi di oggi sono degli smidollati, incannati, bugiardi, sbronzi appena possibile, eccetera eccetera?
Certamente a chi avrebbe il compito di instradarli, di aiutarli a crescere bene, rispettando la natura di ognuno e la cultura in cui hanno bisogno d’inserirsi.
Non certamente ai bambini e non ai ragazzi. I bambini succhiano i valori degli adulti e i ragazzi dovrebbero partire da quei valori per volerli rinnovare.
Ma quali sarebbero i valori che in questi anni i bambini hanno potuto interiorizzare: i soldi, la superiorità di una razza rispetto ad un’altra, il successo facile, il potere della violenza, i deliranti paradisi dello sballo?
Confesso che a forza di ascoltare genitori e insegnanti, che urlano ormai la loro impotenza, stavo rischiando di cadere anch’io nella più noiosa depressione.
Mi stavo ormai chiedendo dov’erano finiti i valori delle famose “repubbliche dei ragazzi”: quei mondi esclusivi, che ci ospitano una sola volta nella vita, per quella decina d’anni indimenticabile che si chiama adolescenza.
Gli anni della turbolenza, della grande incontenibile energia che spesso non si sa dove mettere, ma che ci fa sognare d’essere capaci di tutto, partendo dalle mille ribellioni che comprendono l’intero mondo familiare e sociale.
Va bene, ieri ho sentito quel brivido caratteristico che precede l’entusiasmo nel vedere i cortei dei ragazzi, nel sapere che si sono svegliati in tutto il mondo con un motto comune e finalmente sentito.
Un motto che non è nato dai soliti politicanti a caccia di voti facili, né da quattro ideologi dal linguaggio incomprensibile, né dallo sparuto gruppo di ecologisti duri e puri.
Un motto semplicissimo, urlato da una ragazzina svedese, caparbiamente decisa a farsi ascoltare in tutto il mondo.
Greta Thumberg è arrivata al momento giusto, quando la natura ormai sconvolta dall’inquinamento, ha iniziato a restituirci la sua rabbia, il suo squilibrio, la sua sofferenza.
Non so in quanti l’abbiano seguita esattamente, ma sono stati tanti, quasi tutti della sua età, in tutto il mondo, quasi tutti decisi a salvare il pianeta al motto di “Non abbiamo un pianeta bis”.
E’ una verità disarmante: non ne abbiamo uno di scorta e questo sta andando alla deriva.
E’ un movimento trasversale, perché sulla terra ci viviamo tutti: di tutti i generi, di tutte le razze e di tutte le condizioni sociali.
Dicono che i ragazzi debbano seguire l’esempio degli adulti, beh, qualche volta è meglio fare una bella inversione di ruolo: questa volta seguiamo il loro entusiasmo e facciamo tutti qualcosa nel nostro piccolo.
